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LA STORIA
03 Agosto 2025 - 11:37
Dimitrios con i suoi genitori
Si chiama Dimitrios, ha solo 14 anni e viene dalla Grecia. Quando è svenuto tra i boschi sopra Ioannina, durante un’escursione con gli amici, il suo corpo aveva raggiunto i 42 gradi di temperatura interna. Era il caldo, lo sforzo fisico, e soprattutto quella malattia rara che porta con sé dalla nascita: anidrosi congenita, un difetto che non gli permette di sudare. E senza sudore, il corpo non si difende. Il sistema si surriscalda, si inceppa. Ha perso conoscenza, è entrato in coma, e in poche ore il suo fegato ha smesso di funzionare. È iniziata così una corsa disperata che ha attraversato ospedali, frontiere e cieli, e che si è conclusa a Torino, con un trapianto di fegato d’urgenza che gli ha salvato la vita. Quel giorno, Dimitrios stava camminando con alcuni coetanei vicino alla città di Ioannina, nel nord-ovest della Grecia. Quando ha perso i sensi, gli amici hanno chiamato i soccorsi. L’ambulanza lo ha portato nel primo presidio medico utile: impacchi, ghiaccio, raffreddamento. Ma le sue condizioni peggioravano: convulsioni, stato comatoso, nessuna risposta neurologica. Da lì il trasferimento a Patrasso, in terapia intensiva pediatrica. I medici greci – rendendosi conto della gravità e della velocità con cui si stava deteriorando – hanno contattato l’Hellenic Transplant Organization, chiedendo aiuto all’Italia attraverso il Centro Nazionale Trapianti, diretto dal dottor Giuseppe Feltrin. La richiesta è arrivata a Torino. A rispondere è stato il professor Renato Romagnoli, direttore del Centro Trapianti Fegato della Città della Salute e della Scienza di Torino – Molinette, e ora anche coordinatore regionale trapianti per il Piemonte e la Valle d’Aosta. L’intera macchina sanitaria si è attivata in poche ore, grazie al dottor Federico Genzano, al Servizio Emergenza 118 e al Centro Regionale Trapianti. Dimitrios è stato caricato su un volo sanitario da Atene a Torino Caselle, accompagnato dalla madre Styliani e da un rianimatore greco. Il padre, Vasileios, è rimasto in Grecia, in attesa. All’arrivo a Torino, un’équipe medica lo ha prelevato e trasferito alle Molinette.
Post intervento, con il professor Romagnoli
Lì, il ragazzo è stato subito sottoposto a risonanza magnetica cerebrale per escludere danni neurologici irreversibili. La neurologa Elisa Montalenti ha dato un primo via libera. Poi la valutazione della dottoressa Maria Torrani, che ha firmato l’inserimento nella lista nazionale d’attesa in super-urgenza. Le prime 24 ore sono passate senza che si trovasse un donatore compatibile. Il professor Romagnoli ha iniziato a valutare anche organi con gruppi sanguigni incompatibili, pur di non perdere tempo. Ma è stato proprio il Piemonte a fornire, il giorno successivo, il fegato giusto: un organo compatibile e in ottime condizioni, grazie al lavoro del Coordinamento Regionale Prelievi della dottoressa Anna Guermani. Il tempo stringeva. Dimitrios era ricoverato nella Rianimazione Centrale delle Molinette, seguito dal dottor Antonio Toscano, con supporto dialitico gestito dai nefrologi del professor Luigi Biancone. Ma le condizioni erano stabili abbastanza per affrontare l’intervento. Dopo meno di 60 ore dall’arrivo a Torino, Dimitrios è stato portato in sala operatoria. Il trapianto numero 4.300 del Centro è durato 10 ore. Un’operazione complessa, che ha richiesto precisione assoluta per evitare emorragie e sbalzi pressori che avrebbero potuto compromettere la perfusione cerebrale. L’intervento, eseguito dal professor Romagnoli e dalla sua équipe medico-infermieristica, è riuscito perfettamente. Il fegato ha ripreso a funzionare quasi subito, e la morte per insufficienza epatica è stata evitata. Oggi Dimitrios è sveglio, estubato, e ricoverato in area semintensiva. Sta mostrando progressi neurologici significativi. Sorridono, con discrezione, anche i suoi genitori. Una storia che fino a pochi giorni fa sembrava destinata a chiudersi in tragedia, si è trasformata in un salvataggio straordinario. «Una volta di più, il nostro sistema trapianti si dimostra tra i migliori in Europa», ha dichiarato Federico Riboldi, assessore regionale alla Sanità.
«Questo intervento conferma le nostre eccellenze e il valore della Città della Salute come centro di riferimento internazionale», ha aggiunto Thomas Schael, commissario della CDSS.
«Un ringraziamento va anche al donatore e alla sua famiglia, che con generosità hanno permesso questo miracolo».
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