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Stretto di Messina
07 Agosto 2025 - 10:20
Torre Faro
Il via libera del Cipess, il Comitato per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, ha sancito la pubblica utilità dell’opera, sbloccando formalmente i contratti con le imprese costruttrici e l’avvio degli espropri. A farne le spese saranno le centinaia di famiglie che abitano nelle aree interessate dal progetto. La costruzione del ponte partirà proprio da lì, da Villa San Giovanni in Calabria e da Torre Faro, alle porte di Messina, in Sicilia. Sono queste le due zone che vivranno i primi effetti concreti di uno dei progetti più ambiziosi e controversi degli ultimi decenni.
Secondo i dati forniti dalla società Stretto di Messina, responsabile della gestione dell’opera, sulla costa siciliana, nella parte nord di Messina, verranno espropriate 448 unità immobiliari, di cui 291 abitazioni: 230 case si trovano a contrada Margi, nel cuore di Torre Faro; 51 abitazioni nella zona di Contesse;10 unità in altri cantieri minori.
Di queste, 175 sono prime case, 120 sono negozi o attività commerciali, 37 sono ruderi. Inoltre, il progetto prevede la demolizione di due cappelle del cimitero di Granatari, situato sulla collina vista mare dove verranno ancorati i cavi di acciaio del ponte.
Sulla sponda calabrese, a Villa San Giovanni, il numero delle case da espropriare si aggira intorno a 150. Lo scorso anno, la società Stretto di Messina aveva già reso pubblico un piano dettagliato degli espropri, elencando particella per particella le aree coinvolte. A supporto dei cittadini, è stato creato un “cassetto virtuale”, una piattaforma online che consente ai proprietari di conoscere nel dettaglio cosa accadrà ai loro terreni o edifici.
Il progetto coinvolge anche molti terreni nelle aree limitrofe a Messina. In particolare, verranno interessate le zone destinate alla costruzione delle opere accessorie del ponte: svincoli stradali, collegamenti ferroviari e la futura metropolitana cittadina. In alcuni casi, i terreni saranno interamente espropriati. In altri, si procederà all’asservimento: i proprietari saranno obbligati a concedere l’uso temporaneo delle loro aree, per far passare mezzi pesanti o installare servizi come impianti e fognature. A Messina e Villa San Giovanni sono stati attivati due uffici dedicati al dialogo con i residenti. Solo negli ultimi mesi, circa 800 persone si sono rivolte agli sportelli per ricevere chiarimenti, visionare documenti catastali o capire le conseguenze dirette degli espropri sulla propria casa.
Si tratta di una fase estremamente delicata, destinata ad accentuare le tensioni tra chi vede nel ponte una grande opportunità infrastrutturale e chi invece vive l’esproprio come una minaccia diretta alla propria quotidianità.
Il ponte sullo Stretto forse non è più un’idea sospesa nel dibattito politico: sta prendendo forma e adesso inizia ad avere conseguenze reali su territori, case e sulle vite dei cittadini.
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