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Stretto di Messina

Sì al ponte sullo Stretto, ma quante case verranno espropriate?

Tra Villa San Giovanni e Torre Faro via libera a espropri, demolizioni e nuovi cantieri. Cresce la tensione tra i residenti

Sì al ponte sullo Stretto, ma quante case verranno espropriate?

Torre Faro

Il via libera del Cipess, il Comitato per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, ha sancito la pubblica utilità dell’opera, sbloccando formalmente i contratti con le imprese costruttrici e l’avvio degli espropri. A farne le spese saranno le centinaia di famiglie che abitano nelle aree interessate dal progetto. La costruzione del ponte partirà proprio da lì, da Villa San Giovanni in Calabria e da Torre Faro, alle porte di Messina, in Sicilia. Sono queste le due zone che vivranno i primi effetti concreti di uno dei progetti più ambiziosi e controversi degli ultimi decenni.

Secondo i dati forniti dalla società Stretto di Messina, responsabile della gestione dell’opera, sulla costa siciliana, nella parte nord di Messina, verranno espropriate 448 unità immobiliari, di cui 291 abitazioni230 case si trovano a contrada Margi, nel cuore di Torre Faro; 51 abitazioni nella zona di Contesse;10 unità in altri cantieri minori.
Di queste, 175 sono prime case, 120 sono negozi o attività commerciali, 37 sono ruderi. Inoltre, il progetto prevede la demolizione di due cappelle del cimitero di Granatari, situato sulla collina vista mare dove verranno ancorati i cavi di acciaio del ponte.
Sulla sponda calabrese, a Villa San Giovanni, il numero delle case da espropriare si aggira intorno a 150. Lo scorso anno, la società Stretto di Messina aveva già reso pubblico un piano dettagliato degli espropri, elencando particella per particella le aree coinvolte. A supporto dei cittadini, è stato creato un “cassetto virtuale”, una piattaforma online che consente ai proprietari di conoscere nel dettaglio cosa accadrà ai loro terreni o edifici.

Il progetto coinvolge anche molti terreni nelle aree limitrofe a Messina. In particolare, verranno interessate le zone destinate alla costruzione delle opere accessorie del ponte: svincoli stradali, collegamenti ferroviari e la futura metropolitana cittadina. In alcuni casi, i terreni saranno interamente espropriati. In altri, si procederà all’asservimento: i proprietari saranno obbligati a concedere l’uso temporaneo delle loro aree, per far passare mezzi pesanti o installare servizi come impianti e fognature. A Messina e Villa San Giovanni sono stati attivati due uffici dedicati al dialogo con i residenti. Solo negli ultimi mesi, circa 800 persone si sono rivolte agli sportelli per ricevere chiarimenti, visionare documenti catastali o capire le conseguenze dirette degli espropri sulla propria casa.

Si tratta di una fase estremamente delicata, destinata ad accentuare le tensioni tra chi vede nel ponte una grande opportunità infrastrutturale e chi invece vive l’esproprio come una minaccia diretta alla propria quotidianità.
Il ponte sullo Stretto forse non è più un’idea sospesa nel dibattito politico: sta prendendo forma e adesso inizia ad avere conseguenze reali su territori, case e sulle vite dei cittadini.

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