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Il caso
07 Settembre 2025 - 10:20
I cinghiali ci sono davvero. Non sono leggende metropolitane né allarmismi da social. Al Boschetto – quel parco che parco non è, ma un vero e proprio lembo di bosco – gli ungulati passano, si fermano, trovano da mangiare. E spesso tornano.
Non è il Valentino, questo. Qui il verde non è rifinito, ma cresciuto. C’è sottobosco fitto, umido, non pulito. C’è fauna vera, che si muove lungo ciò che resta del Sangone: un corso d’acqua ormai ridotto, ma ancora sufficiente per accompagnare volpi, lepri, uccelli e – sempre più spesso – cinghiali.Il cuore del problema però non è (solo) la natura che avanza. È ciò che l’uomo lascia indietro. L’area delle grigliate – pensata per lo svago – è diventata, per i cinghiali, una sorta di ristorante “all you can eat”. Non tanto per l’odore di carne alla brace, quanto per la gestione approssimativa dei rifiuti.
I bidoni dell’immondizia sono lì, ma sono inservibili. I sacchi neri non vengono inseriti nei contenitori, ma legati agli angoli, lasciati penzolare o, più spesso, abbandonati attorno. I cinghiali – animali intelligenti e forti – impiegano pochi secondi a strapparli, trascinarli, rovistarli. Dentro ci trovano vaschette di plastica e alluminio con avanzi di cibo, pezzi di carne, resti di pasti lasciati alle spalle senza troppi pensieri. Cibo facile, abbondante, non protetto.A volte nemmeno serve aprire un sacco: i rifiuti sono già sparsi per terra, sull’erba, vicino alle griglie. Per i più pigri del branco, la fatica non esiste.E così, pochi giorni fa, qualcuno li ha visti – e filmati – vicino ai marciapiedi di via Torricelli. Ma la distanza è minima: le case sono a ridosso del Boschetto, non stiamo parlando di animali in piazza Di Vittorio o davanti al Municipio. Il sindaco Giampiero Tolardo è intervenuto sul punto: «Il tema lo stiamo affrontando anche attraverso la prevenzione. Sicuramente sistemeremo la questione legata all’abbandono dei rifiuti e alla gestione della plastica nelle aree adiacenti».Tradotto: saranno posizionati contenitori nuovi, chiusi, non accessibili agli animali. Sono in fase di installazione.
Si valuterà anche l’impiego di reti per separare fisicamente le aree verdi dalle abitazioni. E arriveranno i “cannoncini” che sparano a salve: un sistema sonoro, non cruento, pensato per spaventare gli ungulati e scoraggiarne l’avvicinamento.La linea è netta: evitare gli abbattimenti. «Se ci trovassimo di fronte a una vera invasione, sarebbe diverso. Ma oggi non siamo in quella condizione», ha spiegato Tolardo. L’obiettivo è impedire che la presenza degli animali diventi cronica, ma senza ricorrere alla violenza. Nel frattempo, gruppi di animalisti continuano a presidiare di notte l’area del Boschetto e quella del parco Colonnetti, a Mirafiori. «Saremo qui ogni notte per evitare le operazioni di abbattimento», spiegano.Resta il punto centrale: i contenitori attuali, così come sono, non bastano. Espongono il parco al degrado e lo rendono vulnerabile. Il cinghiale non è invasivo per natura, ma opportunista. Se trova cibo, si ferma. Se il bosco gli offre rifugio e gli uomini gli lasciano avanzi a portata di zanne, il ritorno è garantito.Il problema, quindi, non è solo il cinghiale. È come il territorio viene gestito. E se il Boschetto vuole rimanere un luogo di svago e non diventare la mensa degli ungulati, bisogna iniziare proprio da lì: dai sacchi neri.
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