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Il caso

Carceri e Cpr: «Mi chiedo cosa ho avuto in più per non essere lì».

A giorni la nomina del nuovo garante comunale per le persone private dalla libertà

Carceri e Cpr: «Mi chiedo cosa ho avuto in più per non essere lì».

«Mi chiedo cosa ho avuto in più per non essere lì». Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, sceglie le parole mentre racconta il carcere visto da dentro, durante le sue visite natalizie. Sempre più giovani reclusi, sempre più stranieri, sempre meno speranze. È il quadro emerso dalla relazione finale di Monica Gallo, garante delle persone private della libertà, che chiude dieci anni di mandato. Al Lorusso e Cutugno i detenuti sono passati da 1162 nel 2015 a 1429 nel 2024, con 14 suicidi registrati in dieci anni, in aumento dal 2022. Al Ferrante Aporti, istituto minorile, si contano 169 presenze, con età in calo e difficoltà crescenti dopo il Decreto Caivano. Gallo denuncia carenze strutturali, igienico-sanitarie, uso eccessivo di psicofarmaci, e un sistema che non rieduca. Lo Russo parla di deriva culturale: «Il carcere non può essere l’unica risposta al disagio». Critico anche sul Cpr di corso Brunelleschi, appena riaperto ma giudicato «inefficace» e da chiudere. La scelta sul nuovo garante arriverà nei prossimi giorni. Resta una città che, dietro le sbarre, vede riflessa la propria fragilità. A margine, un commento dell’avvocato Maurizio Basile, vice presidente della Camera Penale Vittorio Chiusano: «Monica Gallo è stata una garante straordinaria capace di tutelare i diritti dei detenuti in tempi di straordinaria sofferenza. L’emergenza non è finita ed anzi nei prossimi mesi è destinata ad aggravarsi. Auspico che il prossimo garante sia Bruno Mellano, figura di grande competenza ed esperienza. Il carcere soffre ed i detenuti di Torino hanno bisogno di potersi affidare a chi i problemi sa come affrontarli e risolverli».

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