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Elezioni in Russia tra propaganda, brogli e veterani di guerra

Nel “giorno del voto unico”, urne aperte per tre giorni in tutto il Paese. Lotterie, maschere e pressioni per legittimare il potere. Cresce la presenza politica dei reduci del fronte

Elezioni in Russia tra propaganda, brogli e veterani di guerra

In Russia è in corso la cosiddetta “giornata elettorale unica”, un’operazione che copre in realtà tre giorni di voto – da venerdì a domenica – e coinvolge decine di milioni di elettori in tutto il Paese: si eleggono 20 governatori, 11 parlamenti regionali e 25 consigli comunali, in un rito che attraversa tutta la Federazione, dalla Kamchatka alla regione di Leningrado. Le immagini ufficiali mostrano una festa di popolo: urne affollate, balli folcloristici, maschere di peluche, cibo distribuito nei seggi, perfino lotterie con in palio elettrodomestici e camion di legna in Siberia. Ma la realtà raccontata da osservatori indipendenti e media non allineati è ben diversa: bassa affluenza, brogli, intimidazioni, arresti e assenza di reale competizione politica.

Al ventiseiesimo anno di potere di Vladimir Putin, le elezioni si confermano un rituale svuotato: i candidati dell’opposizione reale non hanno accesso alla campagna, mentre i risultati sono di fatto decisi in anticipo al Cremlino. I comunisti e pochi candidati indipendenti sono gli unici a denunciare pressioni e irregolarità. A Voronezh, un osservatore è stato pestato; a Tomsk, città simbolo dell’opposizione di Navalny, un candidato comunista è stato fermato dalla polizia per un adesivo sulla sua auto. L’affluenza non supera il 50% in molte aree, e in alcune città, come Irkutsk, è crollata sotto il 20%, segno di apatia e sfiducia. Secondo fonti indipendenti, le autorità non promuovono la partecipazione, temendo il voto di protesta.

A dominare queste elezioni è una nuova figura: il veterano della guerra in Ucraina. Ben 1.616 candidati sono reduci dal fronte, più del triplo rispetto all’anno scorso. Un numero significativo è stato addestrato direttamente dal Cremlino nel programma “Il tempo degli eroi”, pensato per trasformare i militari in politici locali. “Il Paese ha bisogno di risanarsi, e i nostri eroi conoscono il prezzo della libertà”, ha dichiarato Ella Pamfilova, presidente della Commissione elettorale centrale, intitolando 90 seggi elettorali ai caduti nella “operazione militare speciale”. Tra i candidati – secondo un’inchiesta di Novaya Gazeta Europa – figurano militari coinvolti nei crimini di guerra a Bucha, Berdyansk, Dnipro e Sumy, ora candidati in regioni come Bashkortostan e Calmucchia.

I leader dei partiti ufficialmente in corsa – da Russia Unita ai comunisti, passando per Russia Giusta e Uomini Nuovinon hanno neppure menzionato il voto nelle loro comunicazioni recenti. Il dibattito si è spostato su altri temi, come la lotta ai migranti, e il consenso elettorale viene fabbricato più che conquistato.
Nel frattempo, le autorità continuano a sminuire o ignorare ogni denuncia di brogli, mentre Putin osserva silenziosamente l’ennesima prova di forza elettorale che gli garantisce il controllo, senza nemmeno il bisogno di mostrarne troppo l’entusiasmo.

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