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GIUSTIZIA
24 Settembre 2025 - 16:04
Hanno provato a entrare nelle cantine di una palazzina in via Cruto, nella notte appena trascorsa. Con loro, attrezzi da lavoro, un cacciavite, e un piano semplice: forzare le porte, prendere quello che si trova. Biciclette, forse. Ma non avevano fatto i conti con un dettaglio: la moglie del custode, che ha sentito i rumori dal seminterrato e ha chiamato la polizia. Così sono finiti in manette. Questa mattina, i due uomini – 27 e 34 anni, entrambi di origine marocchina – sono comparsi davanti alla giudice Federica Florio per l’udienza di convalida dell’arresto. Uno ha scelto il silenzio. L’altro no. E ha pianto. I due sono accusati di furto aggravato in concorso. Il più grande è stato scarcerato, con l'obbligo di firma. Il più giovane, invece, ha cercato di spiegare, di convincere. Lo ha fatto in arabo, a più riprese, ripetendo: «Non ho fatto niente». La giudice però ha ritenuto insufficienti le sue giustificazioni. Per lui è scattata la custodia cautelare in carcere, in attesa del processo, fissato per ottobre. Le lacrime, in aula, sono arrivate dopo: quando ha capito che non sarebbe tornato a casa. Che la porta della cella si sarebbe chiusa, almeno per ora.
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