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Il caso

Brandizzo, la lunga strada verso il processo

Due armadi e mezzo di faldoni, ottanta terabyte di dati: l’inchiesta sulla strage va verso il rinvio a giudizio. Ma non prima di mesi

Brandizzo, la lunga strada verso il processo

Due armadi e mezzo di faldoni. Ottanta terabyte di file digitali. Ventiquattro indagati tra persone fisiche e giuridiche. I numeri dell’inchiesta sulla strage ferroviaria di Brandizzo spiegano da soli perché la strada verso l’aula di giustizia sia ancora lunga. Nonostante la chiusura delle indagini preliminari firmata dalla sostituta procuratrice Valentina Bossi e dalla collega Giulia Nicodemi, lo scorso 24 luglio, la Procura di Ivrea deve ancora completare il lavoro più gravoso: fornire a tutte le parti la copia integrale degli atti. Documenti, registrazioni, filmati. Ogni file dovrà essere duplicato e consegnato, prima che si possa parlare di rinvio a giudizio. Un’operazione che richiederà mesi. Nel frattempo, la memoria di quella notte – 30 agosto 2023 – resta intatta. Cinque operai travolti e uccisi da un treno in corsa a 160 all’ora. La prima ad arrivare sul posto fu la pm Nicodemi. Poi, poche ore dopo, la collega Bossi. Al mattino, la locomotrice portava ancora tracce di sangue. In aula verranno mostrati i video delle telecamere di stazione, affiancati agli audio delle chiamate tra Antonio Massa, caposcorta Rfi, e la sala di Chivasso. Un montaggio che racconta minuto per minuto l’impatto. Massa è il principale imputato. Accusato di omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario. Secondo la Procura, avrebbe dato il via ai lavori senza l’autorizzazione formale della capostazione. L’ex tecnico Rfi, oggi impiegato come fattorino a Leinì, vive una condizione psichica fragile. Ha scelto di non rispondere ai magistrati, su consiglio medico. In una lettera inviata alla Filt Cgil, aveva scritto: «Non c’è giorno in cui non pensi a quei ragazzi. Sarà così per sempre. Mi sento un capro espiatorio». Con lui, sotto indagine, anche Andrea Girardin Gibin (caposquadra Sigifer) e Simona Sirianni (amministratrice della stessa società), oltre a una serie di dirigenti e funzionari di Rfi. Tra questi, l’attuale amministratore delegato Gianpiero Strisciuglio, in carica da maggio 2023. Le società coinvolte sono tre: Rfi, Sigifer e Clf di Bologna. Le accuse parlano di violazioni sistemiche delle norme di sicurezza, omissioni nei controlli, prassi informali che sostituivano le procedure. L’inchiesta ha raccolto intercettazioni e documenti interni che mostrano come in molti casi i lavori iniziassero senza autorizzazioni scritte, affidandosi a consuetudini verbali. Un sistema definito “opaco e malfunzionante” dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul lavoro, guidata da Chiara Gribaudo. Il processo – quando partirà – vedrà costituite molte parti civili: il Comune di Brandizzo, le sigle sindacali, e soprattutto le famiglie delle vittime. Michael Zanera, Kevin Laganà, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa. Gli operai travolti mentre lavoravano, ignari di tutto. Per mesi, i familiari hanno atteso la restituzione dei corpi. Il riconoscimento, avvenuto tramite Dna, è documentato in un intero faldone dell’inchiesta. Materiale che sarà centrale in aula, assieme alle perizie, ai video e alle registrazioni ambientali.

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