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Il fatto
28 Ottobre 2025 - 17:00
Nel 2015, un decreto interministeriale aveva introdotto l’obbligo di revisione periodica dei mezzi agricoli, simile a quanto accade per le automobili. Tuttavia, la sua attuazione è stata rinviata ogni anno tramite il consueto decreto Milleproroghe.
Secondo le associazioni di categoria, la mancanza dei decreti attuativi ha bloccato ogni controllo effettivo sulle condizioni dei trattori, lasciando in circolazione mezzi obsoleti, privi di sistemi di sicurezza e quindi potenzialmente pericolosi.
A riaccendere l’attenzione sul tema è stata Federacma, la federazione di Confcommercio che rappresenta i rivenditori di macchine agricole. Durante gli Stati generali sulla salute e sicurezza sul lavoro, i dirigenti dell’associazione hanno ricordato che circa il 70% delle morti sul lavoro in agricoltura avviene proprio durante la guida dei trattori.
Gli esperti hanno spiegato che il fenomeno è difficile da monitorare perché mancano dati nazionali affidabili. L’Inail, pur registrando gli infortuni agricoli, non fornisce dettagli sulle cause specifiche, impedendo un’analisi precisa del problema.
Dietro i numeri si nasconde un doppio fattore legato all’età: quella dei mezzi e quella di chi li conduce. Secondo Federacma, in Italia circolano oltre 2,5 milioni di trattori, e circa il 70% ha più di 25 anni. Molti di questi non dispongono di cinture di sicurezza o della Rollover Protection Structure (Rollbar), un dispositivo che protegge il conducente in caso di ribaltamento.
L’Inail stima che circa un milione di trattori ne sia sprovvisto. A rendere il quadro ancora più critico è l’età media degli agricoltori italiani, che si aggira intorno ai 63 anni, con non pochi lavoratori over 80 ancora attivi nei campi.
Il presidente di Federacma, Andrea Borio, ha denunciato pubblicamente la gravità della situazione, sostenendo che la revisione obbligatoria dei trattori potrebbe salvare centinaia di vite. Ha ricordato come in Paesi come Francia, Germania e Austria provvedimenti simili abbiano portato a una riduzione della mortalità fino al 90%.
Secondo Borio, non serve varare nuove leggi, ma attuare quelle già esistenti. L’obbligo di revisione, ha spiegato, non è una mera formalità burocratica, ma un dovere morale verso chi lavora la terra e una forma di rispetto per la sicurezza stradale.
Dal 2015 ad oggi, ogni governo ha rimandato l’entrata in vigore della legge, e il provvedimento resta ancora sospeso. Anche l’ultima proroga, inserita nel Milleproroghe di marzo 2025, ha rinviato ulteriormente la sua applicazione.
Nel frattempo, le campagne italiane continuano a pagare un prezzo altissimo in vite umane. Mentre il dibattito politico si arena tra rinvii e cavilli, la “strage silenziosa” prosegue, colpendo gli agricoltori più anziani e vulnerabili.
Molti osservatori sostengono che la soluzione non stia in nuove norme, ma nella volontà politica di far rispettare quelle già approvate. Finché ciò non avverrà, le campagne italiane resteranno teatro di una tragedia che nessuno sembra voler vedere.
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