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Il caso

Alba, 44enne violenta per mesi la badante della madre: condannato a 8 anni

«Se non torni con me uccido te, tuo marito e i tuoi figli». Alla vittima 25mila euro di provvisionale e mille euro all’associazione “Mai più sole”

Alba, 44enne violenta per mesi la badante dei genitori: condannato a 8 anni

Il tribunale di Asti

Per mesi avrebbe costretto la badante della madre a subire violenze sessuali nella casa di famiglia, ad Alba, nel Cuneese. Ora il tribunale di Asti ha condannato Joseph Borgogno, 44 anni, pregiudicato albese, a otto anni di reclusione per violenza sessuale. Il collegio, presieduto dal giudice Alberto Giannone, ha disposto una provvisionale di 25mila euro per la vittima e un indennizzo di mille euro all’associazione “Mai più sole”, che ha supportato la donna nella denuncia.

La badante, quarantenne e madre di figli, non poteva ribellarsi perché aveva bisogno del lavoro. Ha raccontato di aver subito rapporti imposti, minacce e intimidazioni: «Dico a tuo marito che siamo stati fidanzati, gli mando le foto. Se non torni con me ti uccido, e uccido tuo marito e anche i tuoi figli».

L’avvocata della parte civile, Silvia Calzolaro, ha commentato: «Emergono la bruttura e lo squallore anche del contesto in cui la violenza veniva perpetrata. Non avrei voluto farlo, questo processo, perché non avrei voluto conoscere una donna così costretta a subire prima di poter dire no».

Secondo l’accusa, gli abusi sarebbero avvenuti tra gennaio e febbraio, mentre Borgogno si trovava ai domiciliari per altre vicende giudiziarie. La donna, che aveva avuto con lui una breve relazione, continuava a frequentare l’abitazione per lavoro.

In aula, assistito dall’avvocato Stefano Idem, l’uomo ha negato ogni responsabilità: «Quando potevo le facevo sempre dei regali, le pagavo la manicure, le ho anche comprato un iPhone 16 perché il suo vecchio smartphone funzionava male. Le ho anche pagato una cura ai denti. Io davvero la amavo».

Il tribunale ha però riconosciuto la natura coattiva dei rapporti, ritenendo credibile la testimonianza della donna, assistita anche dall’associazione “Mai più sole”, rappresentata dall’avvocata Elisa Anselmo.

«Il tema centrale di questa vicenda – ha concluso l’avvocata Calzolaro – è il consenso. All’inizio c’era una relazione affettiva, poi però il consenso si è interrotto. Ma lui ha continuato a pretendere rapporti sessuali anche mentre lei era malata». La sentenza arriva al termine di un processo che ha messo in luce un caso di violenza aggravato da minacce e dipendenza economica. L’imputato potrà presentare appello.

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