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Il caso
29 Ottobre 2025 - 18:35
L'entrata del centro per disabili “Per Mano”
Nuovo capitolo nell’inchiesta sulla cooperativa sociale “Per Mano” di Borgo Gesso, a Cuneo. Sono finite in carcere Emanuela Bernardis, direttrice del centro diurno, e Marilena Cescon, coordinatrice, nell’ambito di un’indagine sui presunti maltrattamenti ai danni di ospiti affetti da autismo e gravi patologie psichiatriche.
Il provvedimento, disposto dalla Procura di Cuneo ed eseguito dai carabinieri, comprende anche quattro arresti domiciliari e undici divieti di avvicinamento, alcuni con braccialetto elettronico, per operatori e dipendenti della struttura. Le misure cautelari sono state motivate dal rischio di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.
L’indagine si affianca al procedimento già avviato nei mesi scorsi, che porterà dodici imputati a processo il 16 dicembre, tra cui la direttrice, la coordinatrice, una psicologa, infermieri e operatori socio-sanitari. I nuovi elementi emersi riguardano episodi ancora più gravi, risalenti al periodo compreso tra il 2014 e l’aprile 2019.
Secondo l’accusa, all’interno della struttura si sarebbe instaurato un “clima di sopraffazione e degrado”, caratterizzato da violenze fisiche e psicologiche, punizioni arbitrarie e totale indifferenza verso i bisogni essenziali degli ospiti. A essere colpiti erano anche minori, il più giovane nato nel 2006.
Tra i casi citati nell’ordinanza figurano percosse, insulti e umiliazioni, oltre a contenzioni fisiche ingiustificate. Un ragazzo sarebbe stato colpito al volto con una scarpa da un infermiere; in un altro episodio, la psicologa avrebbe schiacciato i genitali di un paziente con il ginocchio, per “contenerne gli impulsi sessuali”.
Gli investigatori parlano di incuria diffusa: ospiti lasciati nudi nella “relax room” dopo essersi sporcati, chiusi per ore in isolamento anche solo perché considerati “noiosi”, e sottoposti a dosaggi di psicofarmaci modificati a piacere dal personale.
Sarebbero state inoltre somministrate porzioni di cibo inferiori al necessario o in cattivo stato di conservazione, e in un caso una ragazza sarebbe stata costretta a camminare con indumenti sugli occhi per superare la fobia del buio.
Secondo la Procura, la direzione della cooperativa era consapevole delle violenze e avrebbe invitato il personale a evitare segni visibili che potessero destare sospetti nei familiari. Diversi parenti delle presunte vittime si sono costituiti parte civile. Il procedimento penale è ora nella fase delle indagini preliminari e, come previsto dalla legge, vige la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
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