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Alex è stato assolto. "Inammissibile il ricorso della Procura"

La Cassazione conferma la sentenza di primo grado. Ha ucciso il padre per legittima difesa

Alex è stato assolto. "Inammissibile il ricorso della Procura"

È finita. Questa volta per davvero.
La Cassazione ha confermato l’assoluzione di Alex Cotoia, il giovane che la sera del 30 aprile 2020 uccise il padre Giuseppe Pompa con 34 coltellate, al culmine dell’ennesima lite familiare. Con la decisione dei supremi giudici, presa in serata, Cotoia resta libero e non sarà aperto alcun nuovo procedimento.

Alex con l'avvocato Claudio Strata

Il procuratore generale di Cassazione aveva chiesto di dichiarare «inammissibile» il ricorso presentato dalla procura generale di Torino contro la sentenza di assoluzione. Una richiesta accolta poco dopo le 19, in linea con la difesa del ragazzo, assistito dagli avvocati Claudio Strata, Enrico Grosso e Giancarla Bissattini. Nel ricorso, il procuratore generale Lucia Musti e l’avvocato generale Giancarlo Avenati Bassi chiedevano l’annullamento del verdetto della Corte d’assise d’appello e il rinvio degli atti a un nuovo collegio, sostenendo «illogicità» e «travisamento della prova» e contestando che si trattasse di legittima difesa. Tra le discrepanze evidenziate, i ricorrenti sottolineavano come la scena del crimine — il soggiorno dell’abitazione di Collegno — fosse perfettamente in ordine, contraddicendo l’ipotesi di una furibonda colluttazione. Nessuna ferita da difesa era stata riscontrata né sul padre né su Alex.
Venivano poi messe in discussione le testimonianze della madre Maria e del fratello maggiore Loris, indicato nel ricorso come possibile complice. I graffi sulle braccia e sulle mani di Loris, fotografati e allegati al ricorso, erano stati interpretati dagli inquirenti come tentativi del padre di liberarsi dalla morsa del figlio mentre Alex lo colpiva armato di coltelli.
La Cassazione ha respinto queste argomentazioni. Durante la requisitoria orale, il procuratore generale ha ribadito la solidità della sentenza di assoluzione, chiedendo di dichiarare inammissibile il ricorso. Con questa decisione, si chiude definitivamente il contenzioso sulla vicenda, confermando la legittima difesa come base del verdetto originale. È un caso senza precedenti. La prima assoluzione per Alex Cotoia risale a novembre 2021. La seconda assoluzione, ma il quarto processo complessivo, è stata pronunciata il 13 gennaio 2025 dalla Corte d’assise di Torino. Fuori dal tribunale, Alex rispose brevemente ai cronisti, accompagnato dalla compagna da sei anni, Sara, che gli è stata accanto sempre, prima, durante e dopo il dramma.
«Difficili, governati dall’incertezza. Ma non ho lasciato che ansie e paure prendessero il sopravvento. Ho provato a reagire cercando di fare ciò che prima mi sembrava impensabile, come viaggiare. Ho visitato Vienna, Firenze, Valencia e Barcellona, per l’Erasmus. Prima di allora ero stato solo a Londra, regalo di compleanno di mio fratello per i 18 anni», ha raccontato Cotoia.
Riguardo al pensiero espresso in aula, che avrebbe preferito morire piuttosto che uccidere il padre, ha confermato: «Sì, è un pensiero che non rinnegherò mai». Sulle celebrazioni: «Sicuramente qualcosa organizzeremo, ma in questo momento il mio unico pensiero è andare via da quest’aula, abbracciare mamma e la mia cagnolina Zoe. Il suo nome significa “vita”».
Il 30 aprile 2020, quando soccorritori e forze dell’ordine arrivarono nell’appartamento di via De Amicis, il corpo di Giuseppe Pompa era steso a terra, senza vita. Alex ha sempre sostenuto di aver agito durante la colluttazione per difendere la madre. «L’appartamento era stato chiuso a chiave da Giuseppe, che teneva un coltello in mano. Alex doveva porre fine alle minacce con ogni mezzo. Quando lotti, continui finché non vedi l’aggressore immobile. Se servono 34 coltellate, questo non fa venir meno la legittima difesa», spiega l’avvocato Strata. Quel giorno, aggiunge il difensore, «per un’unica frazione di secondo Alex non è riuscito più a mediare, come aveva fatto a lungo. Non aveva previsto alternative». Il processo concluso oggi è il quinto affrontato da Cotoia. Era stato assolto in primo grado, poi condannato a sei anni, due mesi e 20 giorni in secondo grado. La Cassazione aveva annullato la condanna ordinando un nuovo processo davanti alla Corte d’assise d’appello di Torino, terminato con una nuova assoluzione. La procura torinese aveva quindi presentato un nuovo ricorso sostenendo che Alex non avesse agito per legittima difesa, ma anche questo è stato respinto. Il magistrato Avenati Bassi aveva sottolineato che «vicino al cadavere ci sono un cuscino sul divano, un ananas perfettamente posizionato sul tavolo, un vaso pieno di fiori, tanti soprammobili: se ci fosse stata una colluttazione, la scena sarebbe stata diversa».La Cassazione, confermando l’assoluzione, ha valutato la corretta applicazione della legge: la sentenza non può più essere impugnata da nessuna delle parti coinvolte.
«Siamo molto felici, Alex si merita finalmente di vivere una vita normale che non ha mai avuto fino ad oggi» commenta l’avvocato di Alex, Claudio Strata, alla lettura della sentenza.

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