Ferito un minorenne mentre lavorava in nero: pene sospese e lavori socialmente utili

Si è chiuso con pene lievi e risarcimenti il processo di primo grado per l’incidente sul lavoro in cui, nell’estate del 2021, un ragazzo di 15 anni rimase gravemente ferito in un cantiere di Condove, dove lavorava in nero. La giudice Alessandra Danieli ha accolto il patteggiamento del titolare dell’impresa: due mesi di reclusione, pena sospesa. Il capo cantiere e il padre del ragazzo, anche loro finiti a processo, hanno ottenuto la messa alla prova. Dovranno svolgere lavori di pubblica utilità, e se rispetteranno il programma previsto, il reato verrà dichiarato estinto. La vittima, difesa dall’avvocato Alessandro Di Mauro, riceverà un risarcimento di 20 mila euro. Una cifra che potrebbe non chiudere la vicenda: il ragazzo, oggi maggiorenne, potrà chiedere ulteriori danni in sede civile. Il ragazzo, che aiutava il padre durante l’estate, rimase con la mano intrappolata nella betoniera. Una manciata di secondi, poi le urla, i colleghi che corrono, i soccorsi. Il quindicenne fu trasportato in ospedale con lesioni gravi, ma si riprese nel giro di quaranta giorni. A processo, insieme al datore di lavoro, sono finiti anche il padre e il capo cantiere, accusati di lesioni colpose. Difesi dagli avvocati Filippo Mattaboni, Simone Giacosa ed Elena Fiorellino, hanno scelto la via della messa alla prova. Il cantiere è chiuso da tempo, ma quella mano ferita resta a ricordare cosa può costare un giorno di lavoro in nero.

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