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Il caso

“Femministe” come maranza: «Da donna io provo vergogna»

Pioggia di critiche per le attiviste di Non una di Meno. «Non si onorano così le vittime di femminicidio»

“Femministe” come maranza: «Da donna io provo vergogna»

«Stavamo preparando il servizio, sono uscita per riprendere cosa stessero facendo, mi hanno messo le mani davanti alla camera del cellulare». Ha poco più di 20 anni e da qualche mese lavora in uno dei locali di piazza Vittorio, quelli della movida, davanti ai muri che le attiviste del collettivo “Non una di meno” hanno imbrattato. Scritte con le bombolette, i nomi delle donne morte nel 2025.
«Non è così che si commemorano le vittime di femminicidio. I muri li avevamo appena sistemati noi commercianti. Io sono donna, qui ho un’attività in gestione, non mi sento rappresentata da un movimento simile. Dovremo ripitturarli, noi. A spese nostre, probabilmente. Ho provato a esprimermi, volevo farle ragionare, ho tentato di dire loro basta, di smettere, mi è stato intimato di farmi i fatti miei. Questa è violenza» si sfoga un’esercente.
Poco prima, il collettivo aveva bloccato l’attivita della metropolitana per 15 minuti. Vagoni fermi, nessuno entrava, nessuno usciva. E sembrava finita così. Sembrava. A destar preoccupazione sono le modalità di azione.
Chi ha imbrattato i muri ha agito con il volto travisato da un foulard di colore fucsia, incappucciate, svelte, incuranti dell’illecito che stavano andando a compiere davanti a telecamere di giornalisti, videosorveglianza delle stesse attività commerciali di cui parlavamo prima. Come fanno i “maranza”.
Alla manifestazione, per lo meno alla partenza del corteo, erano presenti anche alcune consigliere della Regione Piemonte, come Valentina Cera. Abbiamo provato a interpellarla, non c’è stata risposta.

Alcune attiviste del Collettivo Nemesis

Duro il commento di Nemesis, collettivo femminista e identitario: il movimento, nato in Francia nel 2019, sta radicandosi in tutta Europa. E diverse attiviste sono proprio di Torino. «Il sedicente femminismo di Non Una di Meno consiste nell’imbrattare la città, aggredendo negozianti e passanti, in una fantomatica “guerra al maschio bianco”. Tralasciando l’assurdo collegamento tra “il maschio” ed il deturpare la città, queste femministe da centro sociale dovrebbero spiegarci perché stanno in silenzio sulle statistiche che mostrano come il principale pericolo per le donne sia l’immigrazione di massa». Il collettivo porta numeri e statistiche alla mano «In Italia, infatti, in tutte le principali tipologie di reato violento contro le donne gli stranieri, pur rappresentando solo il 9% della popolazione, hanno una tendenza molto più elevata a commettere reati». La nota, a firma del tutto collettivo Nemesis, si conclude poi: «Negli omicidi e femminicidi il tasso è tre volte superiore, nelle violenze sessuali è cinque volte superiore e nei maltrattamenti domestici è tre volte superiore. Il vero femminismo questo numeri deve avere il coraggio di denunciarli ogni giorno, non solo il 25 novembre».

Presente al corteo anche la consigliera regionale del Pd, Nadia Conticelli «Ho partecipato alla manifestazione, ma sono andata via prima dell’arrivo in piazza Vittorio dove, tra l’altro, è giunta solo una frangia di presenti. Alla partenza eravamo in tantissime, donne di tutte le età. Certo, i toni sono forti ma c’è un motivo» dichiara la dem «Il vicepremier Salvini boccia la legge sul femminicidio, proposta tra l’altro proprio dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. E lo fa nella giornata contro la violenza sulle donne. Io credo che questo Governo non tollera e trova spazio per nessun tipo di dissenso. Lo criminalizza, in qualsiasi forma sia espresso. E così il dissenso poi esplode». Conticelli afferma anche che a suo parere le misure di sicurezza di lunedì erano «eccessive. Mai vista una cosa del genere».

Nadia Conticelli


I commenti sui social, sotto gli articoli dei quotidiani e nei contenuti online sono stati taglienti. «Non vedo la correlazione tra le donne uccise e i muri sporchi» scrive un’utente sotto un post su Instagram «non è così che si rende onore a Giulia Tramontano, Giulia Cecchettin e a tutte le altre vittime. Non è questo combattere il patriarcato».
Un’altra «Le femministe vere sono quelle che hanno combattuto le vere battaglie per la parità. Quelle a cui oggi dobbiamo dire grazie per la possibilità di votare, di divorziare. Queste manifestazioni sono solo propaganda». E ancora, voci (sempre femminili) sempre dai social «farei pulire a chi ha pasticciato. Vergognoso usare una giornata così importante per creare caos in città. La violenza sulle donne è un problema reale e urgente e merita rispetto, non atti che distolgono l’attenzione». Un ultimo commento, breve e coinciso: «Da donna a donna: vergogna».

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