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Il caso

"Venti euro se vuoi riavere il tuo zaino". A processo per estorsione, assolti

Il furto, comunque, non era al centro del processo. Agli imputati si contestavano invece la ricettazione e la presunta richiesta di denaro

"Venti euro se vuoi riavere il tuo zaino". A processo per estorsione, assolti

Venti euro. Da lì è partito tutto, almeno secondo la versione della presunta vittima: la somma che due uomini gli avrebbero chiesto per restituirgli documenti e zaino. Ma quel dettaglio, anziché chiarire, ha finito per aprire una lunga serie di dubbi.  Sono così stati assolti un 27enne egiziano e un 44enne originario del Sudan, arrestati in flagranza la scorsa estate con l’accusa di estorsione. In difesa, gli avvocati Andrea Fenoglio e Stefania Giordano. I fatti risalgono al 31 luglio 2024. Il giovane peruviano che aveva denunciato l’estorsione era a Torino per aiutare un’amica e, durante una pausa, si era addormentato su una panchina. In quale parco, non è stato possibile stabilirlo con certezza: il testimone oscillava tra Sempione e Colletta, senza ricordare né l’ora precisa né il momento in cui avrebbe notato la sparizione dello zaino. Il furto, comunque, non era al centro del processo. Agli imputati si contestavano invece la ricettazione e la presunta richiesta di denaro avanzata dopo aver contattato il ragazzo tramite un numero di telefono lasciato durante un primo incontro. Secondo l’accusa, qualche ora più tardi i due uomini avrebbero dato appuntamento alla vittima su un autobus, assicurando di avere con sé i documenti. È qui che tornano in scena quei 20 euro: per la procura un tentativo di estorsione, per la difesa un possibile malinteso, una “ricompensa” richiesta in modo informale. Il giovane aveva avvisato le forze dell’ordine prima di salire sul mezzo. L’arresto era scattato poco dopo. Il pubblico ministero, pur riconoscendo diverse lacune nel racconto del testimone, aveva chiesto una condanna a due anni e sei mesi. Ma per il giudice, quelle incongruenze erano troppe per sostenere l’impianto accusatorio: da qui la formula piena, “Il fatto non sussiste”. Uno degli imputati rimane comunque in carcere, già detenuto per una rapina precedente.

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