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La sentenza
27 Novembre 2025 - 11:37
Avevano messo a segno il colpo, intascato circa 40 mila euro e subito prenotato una vacanza a Marsa Alam, convinti che nessuno sarebbe arrivato a loro. Ma la rapina all’ufficio postale di Villastellone, consumata nell’agosto 2024, si è chiusa oggi con una condanna pesante per i due principali imputati. Il gup ha inflitto 4 anni e 4 mesi a Massimo Lo Manto, 40 anni, di La Loggia, difeso dall’avvocato Alberto Metallo, considerato il basista della banda, e a Marco Giannone, 37 anni, di Alpignano, assistito dall’avvocato Vincenzo Coluccio, ritenuto l’esecutore materiale. Entrambi hanno scelto il rito abbreviato. Il pubblico ministero Roberto Furlan ne aveva chiesti sei. Un terzo componente, Luciano Chiappetta, 55 anni, anche lui di Alpignano e con precedenti penali, ha invece patteggiato un anno e 10 mesi. Chiappetta compare solo nella seconda rapina, quella tentata il 30 settembre, fallita sul nascere. La rapina dell’estate 2024 era stata pianificata nei dettagli. Due uomini, volto coperto da cappellini, erano arrivati alle Poste a sportello già chiuso. Solo uno era entrato: aveva immobilizzato la direttrice legandola a una sedia con fascette da elettricista, poi aveva arraffato il contante depositato in ufficio, circa 40 mila euro. Una volta fuori, era risalito sull’auto guidata dal complice e i due erano fuggiti. La direttrice era riuscita a liberarsi e a chiedere aiuto. Le successive attività investigative dei carabinieri della compagnia di Chieri, guidata dal colonnello Vincenzo Bertè, hanno ricostruito sia il colpo di agosto sia il tentato bis del 30 settembre. Il primo a essere arrestato è stato proprio Lo Manto: ha un solo precedente e un legame che non è passato inosservato agli investigatori, quello con la direttrice dell’ufficio postale - mai indagata. È lui, secondo l’accusa, ad aver fornito informazioni e movimenti interni, diventando il basista del gruppo. Le vacanze last minute sul Mar Rosso, acquistate dopo la rapina, sono state solo uno dei dettagli che hanno aiutato gli investigatori a chiudere il cerchio. Per i giudici, invece, la conferma di un’azione rapida, spregiudicata e destinata comunque a lasciare tracce.
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