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03 Dicembre 2025 - 07:13
Con l’avvicinarsi della fine dell’anno si avvicina anche la scadenza per l’approvazione della Legge di Bilancio 2026. Il provvedimento è ancora in esame presso la Commissione Bilancio del Senato, ma dovrà ottenere il via libera di entrambe le Camere entro il 31 dicembre per evitare l’ipotesi dell’esercizio provvisorio.
Il testo si trova in Commissione, dove sono in valutazione diversi emendamenti, dopo che nei giorni scorsi ne sono stati dichiarati inammissibili 105.
Sebbene non esista un termine ufficiale per l’approdo in Aula, l’obiettivo politico è portare la Manovra al voto del Senato entro il 15 dicembre, così da trasferirla rapidamente alla Camera dei Deputati e rispettare i tempi.
La Costituzione stabilisce che il bilancio dello Stato debba essere approvato entro il 31 dicembre, per entrare in vigore il 1° gennaio.
Se ciò non accadesse, scatterebbe la possibilità dell’esercizio provvisorio, ammesso solo tramite legge e per un periodo massimo di quattro mesi, durante il quale lo Stato può sostenere esclusivamente spese ordinarie.
Operare senza una Legge di Bilancio approvata significa limitare la capacità dello Stato di intervenire su nuove misure, costringendolo alla sola ordinaria amministrazione.
Inoltre, l’attivazione dell’esercizio provvisorio potrebbe indebolire la fiducia dei mercati e degli investitori, con possibili ripercussioni negative sui conti pubblici.
Un passaggio importante è stato superato: la Commissione europea ha approvato il Documento programmatico di bilancio dell’Italia, riconoscendo che il Paese rispetta i limiti sull’incremento della spesa netta.
Questo giudizio positivo potrebbe consentire all’Italia di uscire dalla procedura per deficit eccessivo nella primavera 2026. “L’approvazione di Bruxelles conferma che siamo sulla buona strada”, ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
L’iter è influenzato anche dal confronto tra Governo, maggioranza e categorie interessate.
Sul piano politico sembra esserci un’intesa soprattutto sull’aumento dell’Irap a carico delle banche, ma restano aperti alcuni nodi tecnici che il ministro Giorgetti sta continuando a discutere con gli istituti di credito.
A ottobre era stato raggiunto un accordo per un aumento di due punti dell’Irap. Ora si valuta un’ulteriore maggiorazione di 0,25 o 0,5 punti, accompagnata da una franchigia di 90mila euro per tutelare gli istituti più piccoli.
L’Abi però segnala criticità: secondo l’associazione, circa il 50% delle risorse della Manovra peserebbe sulle banche, mentre la franchigia sarebbe troppo bassa per escludere gli istituti non grandi.
A rallentare i lavori c’è anche la ripresentazione di nuove versioni degli emendamenti dichiarati inammissibili.
Le votazioni in Commissione Bilancio dovrebbero iniziare non prima del 9 dicembre, e questo potrebbe ritardare l’arrivo in Aula.
Resta comunque possibile l’ipotesi di un maxi-emendamento, utile per velocizzare i tempi ed evitare il ricorso all’esercizio provvisorio.
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