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Il caso
12 Dicembre 2025 - 11:35
Un 64enne, condannato il mese scorso a tre anni per aver aggredito con l’acido l’ex compagna in un salone di Verbania, non resterà più ai domiciliari: il giudice ha disposto la sorveglianza speciale con braccialetto elettronico e l’obbligo di firma in caserma. Verrà fornito un braccialetto anche alla vittima, Gisella Boldini, 63 anni, che segnalerà l'eventuale presenza del suo aggressore nel raggio di 500 metri. Nel caso in cui l'uomo dovesse superare la soglia imposta dal divieto di avvicinamento, scatteranno verifiche immediate per l'incolumità della donna.
L’aggressione risale al 28 dicembre dello scorso anno, all’interno di un salone di parrucchieri. La sentenza dello scorso novembre aveva fatto discutere a causa dell'esclusione del reato di tentata deformazione o sfregio permanente: l'acido utilizzato dall'uomo sarebbe stato considerato come "non idoneo" a causare danni di tipo permanente. La condanna emessa riguardava tre anni di reclusione con rito abbreviato per l'uomo.
La discussione è stata riaperta successivamente alla pubblicazione delle motivazioni: in un passaggio è stata sottolineata la possibilità, per la vittima, di lavarsi immediatamente il viso, un elemento che ha evitato la deformazione permanente. Gisella Boldini e diverse associazioni hanno ritenuto questa formula problematica e volta a minimizzare l'entità della violenza.
Oggi, il tribunale ha, quindi, deciso di revocare gli arresti domiciliari per l'aggressore. Si opta per i provvedimenti citati sopra: obbligo di firma in caserma e applicazione di braccialetto elettronico.
Il caso riaccende la discussione sulla qualificazione giuridica delle aggressioni con acido e sull’adeguatezza delle misure cautelari nei reati di violenza contro le donne.
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