l'editoriale
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14 Aprile 2021 - 08:32
Torino, città dell’automobile, sì, ma anche degli aerei. Così, negli anni Trenta - ancora sull’onda dell’entusiasmo dovuto alla “frontiera” dell’aeronautica - qualcuno si inventò di dare la forma di un aereo ad un anonimo benzinaio di corso Moncalieri. Robuste ali in cemento, pronte a decollare fragorosamente. Roba molto futurista, ed infatti questa periferica pompa di benzina risente di quella fascinazione ormai âgée per il rombo dei motori e per il rigetto del passato; una seduzione che aveva portato Filippo Tommaso Marinetti ad applaudire anche la guerra, «unica igiene del mondo».
Inaugurato nel 1936, quello di corso Moncalieri 285 angolo via Macrino è un benzinaio “d’autore”, per così dire, firmato dall’ingegner Carlo Agular e per questo tutelato come manifesto di servizio di valore documentario, etichettato con il raro appellativo di «esempio di architettura futurista». Raro appellativo, per un manufatto torinese, perché la città della Mole subì una fugace fascinazione per il futurismo, proprio nei primissimi anni della sua esperienza. Nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti lesse per la prima volta il manifesto del futurismo proprio sotto la Mole, al Teatro Alfieri di Torino, Si inaugurarono locali e ristoranti futuristi. E poi basta, tutto messo da parte per l’arrivo della prima guerra mondiale. Eppure, quel fascino giovanile per motori, velocità e confusione si fuse, rapidamente, in un futurismo più razionalista.
Ed ecco che, nel pieno periodo fascista, il futurismo continuava ad ispirare, anche per il posizionamento di uniche pompe di benzina che, oggi, soltanto un occhio attento sa identificare. Ma sì, per noi contemporanei è più importante leggere il prezzo della verde o del gasolio; eppure, se si è capace di prestare attenzione, è possibile a volte fare rifornimento in un angolo di storia.
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