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20 Febbraio 2022 - 08:08
Cento anni di storia raccolti all’interno di un museo, collocato all’interno del cortile di un oratorio parrocchiale nella chiesa di San Grato in via Bertolla 113. Tre stanze e poco più, ricche di un passato che con i suoi oggetti e le sue vesti richiama alla mente l’antico borgo dei lavandai, caratteristica del quartiere Bertolla. Battistino “Tino” Prina, 76 anni, e sua moglie Teresa sono l’anima del Museo dei lavandai di Torino. Ed è proprio Tino, presidente del gruppo dei personaggi storici La Lavandera e ij Lavandé ‘d Bertula, costituitosi in associazione il 29 agosto 1997, ad aprire le porte del tempo. «Ho allestito io questi spazi - racconta Tino, figlio di una lavandaia oltre che ideatore e curatore -, con tutto l’amore possibile. Apro queste porte ai residenti, agli studenti. Ma anche a semplici curiosi».
LE MERAVIGLIE In pochi metri quadri c’è di tutto e di più. Inaugurato nel 2002, il museo contiene numerose testimonianze di un mestiere ormai scomparso. Foto d’epoca in bianco e nero, strumenti per lavare come lo “scagn” che veniva usato dalle lavandaie, immerso nelle bialere. E poi vecchi carretti e ferri da stiro e il botal, un bidone in cui veniva acceso un combustibile - il carbone costava troppo, più frequentemente andava a legna - nei cortili. Spazio anche ai costumi usati durante le sfilate e a un quadro che ritrae, in fila, i grandi fondatori della lega dei lavandai. Curiosi sono anche i due pupazzoni presenti all’ingresso. Rappresentano il lavandaio e la lavandaia di una volta, con tanto di carrozzine e tanti figli. «Perché una volta - sorride Tino -, la televisione non c’era».
NUOVI SPAZI Per Tino l’attuale museo, che dal 2004 fa parte dei percorsi dell’ecomuseo urbano della Circoscrizione 6, è troppo piccolo per raccontare la storia e per dare spazio a tutti i volontari. Ed ecco palesarsi un’idea: quella di cercare un altro spazio, più grande. «È il nostro obiettivo - conclude Tino -. Trovare una sede per allargarci sarebbe una bella vittoria per tutte le persone che hanno a cuore questo quartiere».
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