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I vent’anni del museo che racconta un secolo di storia dei lavandai

museo lavandai bertolla gn

Cento anni di storia raccolti all’interno di un museo, collocato all’interno del cortile di un oratorio parrocchiale nella chiesa di San Grato in via Bertolla 113. Tre stanze e poco più, ricche di un passato che con i suoi oggetti e le sue vesti richiama alla mente l’antico borgo dei lavandai, caratteristica del quartiere Bertolla. Battistino “Tino” Prina, 76 anni, e sua moglie Teresa sono l’anima del Museo dei lavandai di Torino. Ed è proprio Tino, presidente del gruppo dei personaggi storici La Lavandera e ij Lavandé ‘d Bertula, costituitosi in associazione il 29 agosto 1997, ad aprire le porte del tempo. «Ho allestito io questi spazi - racconta Tino, figlio di una lavandaia oltre che ideatore e curatore -, con tutto l’amore possibile. Apro queste porte ai residenti, agli studenti. Ma anche a semplici curiosi».

LE MERAVIGLIE In pochi metri quadri c’è di tutto e di più. Inaugurato nel 2002, il museo contiene numerose testimonianze di un mestiere ormai scomparso. Foto d’epoca in bianco e nero, strumenti per lavare come lo “scagn” che veniva usato dalle lavandaie, immerso nelle bialere. E poi vecchi carretti e ferri da stiro e il botal, un bidone in cui veniva acceso un combustibile - il carbone costava troppo, più frequentemente andava a legna - nei cortili. Spazio anche ai costumi usati durante le sfilate e a un quadro che ritrae, in fila, i grandi fondatori della lega dei lavandai. Curiosi sono anche i due pupazzoni presenti all’ingresso. Rappresentano il lavandaio e la lavandaia di una volta, con tanto di carrozzine e tanti figli. «Perché una volta - sorride Tino -, la televisione non c’era».

NUOVI SPAZI Per Tino l’attuale museo, che dal 2004 fa parte dei percorsi dell’ecomuseo urbano della Circoscrizione 6, è troppo piccolo per raccontare la storia e per dare spazio a tutti i volontari. Ed ecco palesarsi un’idea: quella di cercare un altro spazio, più grande. «È il nostro obiettivo - conclude Tino -. Trovare una sede per allargarci sarebbe una bella vittoria per tutte le persone che hanno a cuore questo quartiere».

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