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Flashback e Artissima, da De Chirico a Stingel: ecco i gioielli in mostra

Opera

Per l’“Installation view” di Ettore Spalletti esposto dalla Galleria Vistamare, il prezzo, si legge sul catalogo on line, è “upon request”, su richiesta. Lo stesso vale per le “Spine d’acacia” e le “Trappole di luce” di Giuseppe Penone o le “8 case” di Mario Merz, proposti dalla Galleria Tucci Russo, o per il ritratto di Amanda Lear fatto da Robert Mapplethorpe della Galleria Franco Noero. O ancora per le opere di Anthony Gormley, di Stefano Di Stasio, di Christo, di Giuseppe Castiglione, per i dipinti di Vedova. Difficile scoprire quali siano le opere d’arte più costose tra tutte quelle in mostra in questi giorni ad Artissima e Flashback. Le trattative, infatti, per i pezzi più pregiati, sono strettamente riservate.

Ma lasciando questa scoperta ai collezionisti milionari, i vari Frederic de Goldschmidt, Tiffany Tang, Eva and Manfred Frey Tatjana Friman, Ann and Marshall Webb, giunti a Torino da ogni parte del mondo per arricchire le loro raccolte, qualche curiosità la si può comunque soddisfare. Ricercando tra i 200 stand dell’Oval e del complesso di corso Lanza 75 si è potuta stilare una sorta di classifica. Al primo posto c’è l’“Amichevole incontro” di Giorgio De Chirico. L’olio su tela del 1970 del maestro della pittura metafisica ha un valore stimato da Artemisia Fine Art di 500mila euro.

Quattrocentocinquanta mila euro, invece, il “Ritratto di Emilienne Le Roy” di Giovanni Boldini, olio su tela del 1912, presentato a Flashback sempre da Artemisia. A pari merito, al costo di 300mila euro, un inedito rilievo di Gasparo Cairano, proposto dalla Galleria Orsi di Milano, un acrilico su tela di Rudolf Stingel della Galleria Umberto Benappi, i “cappotti” di Jannis Kounellis della Repetto. Nella top ten rientrano la foto con Marina Abramovich “The Jump” della Galleria Lia Rumma, valutata 170mila euro, 160mila euro il “Vir Dolorum” di Bicci di Lorenzo della Galleria Flavio Gianassi, 150mila euro la richiesta per “Bottle Crash in Venice 11” di Shozo Shimamoto della Benappi.

Stimato tra 80 e 100mila euro il “Ritorno dalle Colonie Marine” di Marisa Mori, allieva di Felice Casorati, della Galleria Open Art di Prato. Fino ad ora, in generale, gli espositori si dichiarano soddisfatti per l’andamento delle vendite. Presentata in anteprima in fiera e immediatamente venduta al costo di 60mila euro l’opera di David Reimondo “La materia del significato” della Galleria Mazzoleni. Soddisfatte, tra le altre, anche le gallerie inglesi Richard Saltoun, Repetto, Union Pacific, le tedesche Nagel e Peres Project, la svizzera Urs Meile, le italiane Schiavo Zoppelli, Rizzo, Antonini, Acappella, l’ungherese Longtermhandstand, la statunitense Atchugarry, le francesi Pal Project e Mor Charpentier , le Capsule di Shanghai.

Ma al di là del costo commerciale, a volte a determinare il valore di un’opera è la sua unicità, il suo valore culturale. Per Vittorio Sgarbi, ad esempio, che venerdì scorso ha visitato entrambe le rassegne, l’opera “più bella” è una lettera di Ugo Foscolo. «È una vera rarità» ha detto il critico ferrarese, che è messa in vendita a 25mila euro.

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