Il biglietto è comparso sugli scaffali del Carrefour: “Comunicazioni alla clientela: quantità contingentate, massimo due pezzi per cliente sull’intero banco dell’olio di semi”. Sono partiti, ufficialmente, i razionamenti nei supermercati di Torino, come già successo in altre città italiane. Primi effetti della guerra russo-ucraina, dunque, e si comincia dall’olio di semi perché l’Ucraina è il principale produttore e i rifornimenti, a causa del conflitto, non arrivano più in Italia.
E non è tutto, perché nei centri commerciali di Torino iniziano a scarseggiare alcuni prodotti, come farina, omogeneizzati e lievito. Non siamo ancora ai tempi del lockdown, e i torinesi a fare scorta non ci pensano. Ma non c’è da stare tranquilli. «Volevo comprare la farina e non c’era. Preoccupato? Ho tre figli, un po’ lo sono. Se torneremo ai tempi del lockdown, mi metterò di nuovo a fare pane e pizza a casa», dice Giuseppe, mentre esce dal Carrefour di corso Turati con la moglie.
A Torino, per il momento, viene razionato solo l’olio di semi. In altre città, la misura riguarda anche farina e zucchero. Alla Coop di Firenze, ad esempio, olio di semi, farina e zucchero si possono comprare per un massimo di quattro pezzi. Nel capoluogo toscano, e in altre città con punti vendita Coop, c’è stata la corsa all’acquisto. Tanto che Coop ha dovuto gettare acqua sul fuoco: «I prodotti non mancano. La situazione è in continua evoluzione - spiega l’azienda - ma non tale da destare imminenti preoccupazioni. La limitazione degli acquisti da parte di una nostra cooperativa è un episodio circoscritto».
Eppure, nel resto d’Italia sale la preoccupazione di chi va a fare la spesa. In Sardegna i supermercati sono presi d’assalto da giorni. I consumatori hanno paura di restare senza scorte anche in vista del primo blocco dei camionisti, previsto lunedì. Mentre il secondo, che fa ancora più paura, sarà venerdì. I torinesi si dicono abbastanza tranquilli. Almeno a sentire le voci di chi esce dal Carrefour. «Non credo che torneremo al tempo del lockdown. E i rincari c’erano già prima della guerra», ricorda Emanuela, mentre aiuta la madre a salire in auto.
E non è l’unica a lamentarsi dell’aumento dei prezzi. «Ho fatto una spesa da 62 euro. Prendo sempre le stesse cose e non ricordo di aver mai pagato così tanto - ammette Stefania -. Vedo che i prezzi sono aumentati del 20%. E farina e lievito iniziano a scarseggiare. Paura degli scaffali vuoti? Dopo il lockdown, non ho più paura». «Non faccio scorte, prendo l’essenziale. E non penso alla guerra, io guardo giorno per giorno», così Sabino.
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Tuttavia, il razionamento dell’olio di semi non c’è solo al Carrefour. Succede anche alla Metro, che avvisa i clienti: “Per gli oli di semi potrebbero verificarsi indisponibilità a seguito dei recenti eventi che coinvolgono Ucraina e Russia. Per andare incontro alle necessità dei clienti - scrive la catena - abbiamo messo un limite di acquisto di 50 litri per tessera per giorno, con decorrenza immediata e fino a nuova comunicazione”. Un messaggio per evitare la corsa all’accaparramento.
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