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Dazi in Cina

Xi Jinping alza la pressione sull’Occidente: stop alle terre rare e diplomazia aggressiva in Asia

Il leader cinese lancia un tour nel Sud-Est asiatico per rafforzare alleanze regionali contro gli Stati Uniti

Xi Jinping alza la pressione sull’Occidente: stop alle terre rare e diplomazia aggressiva in Asia

Il presidente cinese Xi Jinping ha deciso di bloccare le esportazioni di una serie di terre rare, metalli e magneti strategici, materiali fondamentali per settori chiave come difesa, elettronica, automotive e aerospazio. La mossa rappresenta una forma di pressione economica sull’Occidente, nel mezzo di crescenti tensioni con gli Stati Uniti.

Parallelamente, Xi ha avviato un tour diplomatico nel Sud-Est asiatico, presentandosi come leader della stabilità regionale in opposizione al presunto caos promosso da Washington e dall’ex presidente Donald Trump. La prima tappa è stata il Vietnam, scelto come simbolo strategico, dove Xi ha invitato i Paesi vicini a costruire un fronte comune contro il cosiddetto “bullismo unilaterale” degli Stati Uniti.

Intanto, la Cina sta lavorando a un nuovo sistema regolatorio che potrebbe escludere permanentemente alcune aziende occidentali, soprattutto nel settore della difesa, dal mercato cinese. Questo, secondo il New York Times, rischia di compromettere le catene globali dell’hi-tech, già messe sotto pressione da restrizioni e incertezze sulle licenze di esportazione.

I media ufficiali cinesi spingono per risposte più concrete da parte americana, mentre viene evocata la possibilità di nuove ritorsioni, anche nel campo culturale. Un post su Yuyuantantian, affiliato al network statale CCTV, ha segnalato i danni in Borsa subiti da Disney, Sony, Netflix e Paramount, collegati alla riduzione delle importazioni di film USA in Cina. Potrebbero seguire azioni contro proprietà intellettuale, marchi americani e parchi tematici.

Rinfrancato da dati economici positivi (surplus commerciale di 102,6 miliardi di dollari e +12,5% dell’export a marzo), Xi ha proseguito la sua missione diplomatica con una calorosa accoglienza ad Hanoi: salve di cannone, picchetto d’onore e incontri ufficiali con il segretario del Partito Comunista To Lam. Le due nazioni hanno firmato 45 accordi di cooperazione in ambiti che spaziano dalla logistica all’intelligenza artificiale, fino ai pattugliamenti congiunti nel Mar Cinese Meridionale, nonostante le tensioni territoriali persistenti.

In questo contesto, il Vietnam cerca di mantenere un delicato equilibrio: con il 30% delle esportazioni dirette agli Stati Uniti e solo il 16% verso la Cina, Hanoi punta sulla sua cosiddetta “diplomazia del bambù”, flessibile ma resiliente. Intanto, Trump, da Washington, ha accusato Cina e Vietnam di complottare contro gli USA, minacciando ripercussioni in vista di nuovi colloqui.

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