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Economia
30 Maggio 2025 - 16:10
Nelle considerazioni finali della Relazione annuale della Banca d’Italia, presentata a Palazzo Koch, il governatore Fabio Panetta ha tracciato un quadro cupo delle prospettive economiche internazionali, indicando con chiarezza una delle principali cause della crisi in corso: le politiche protezionistiche degli Stati Uniti.
“Stiamo assistendo a un rapido deterioramento degli equilibri globali che per decenni hanno sostenuto la crescita economica mondiale”, ha affermato Panetta. A suo avviso, l’escalation di barriere doganali potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita globale nel giro di due anni, e ridurre il commercio internazionale fino al 5%, “spingendo l’economia globale su una traiettoria pericolosa”.
Secondo il governatore, il ricorso ai dazi da parte di Washington non è solo un mezzo per proteggere l’economia interna, ma “viene sempre più utilizzato come leva negoziale”, una strategia che, tuttavia, “può generare effetti difficili da prevedere e da gestire”. Il clima di incertezza e la volatilità alimentati da annunci e revisioni continue, ha ammonito Panetta, mettono in crisi la fiducia di famiglie e imprese, frenano gli investimenti e innescano ristrutturazioni disordinate delle catene globali del valore.
Ma gli effetti del nuovo protezionismo vanno ben oltre la sfera commerciale. Panetta ha evidenziato i primi segnali di instabilità nel sistema monetario internazionale, incentrato sul dollaro. A differenza del passato, ha notato, “i titoli pubblici statunitensi a lungo termine e il dollaro si sono deprezzati”, sollevando interrogativi sul futuro ruolo della divisa americana come valuta di riserva globale.
Il rischio, ha spiegato, è che le restrizioni commerciali contagino anche i flussi di capitali e di persone, ostacolando la circolazione di idee, conoscenze e tecnologie, con effetti negativi sull’innovazione e sul progresso. “L’indebolimento della cooperazione globale riduce gli incentivi alla ricerca e mina i presupposti stessi della prosperità condivisa”, ha avvertito Panetta. Il pericolo più grave, tuttavia, è che “il commercio, da motore di integrazione e dialogo, si trasformi in fonte di divisione e instabilità politica, mettendo a rischio la pace”.
Le conseguenze dei dazi, secondo Bankitalia, colpiscono più duramente gli Stati Uniti stessi: l’effetto stimato sul Pil americano è il doppio rispetto a quello globale. A farne le spese sono in particolare l’occupazione e la fiducia degli operatori economici, in un contesto aggravato dalla concentrazione di potere in poche grandi imprese globali.
Le stime di crescita globale, ha ricordato il Governatore, sono state riviste al ribasso da FMI e Commissione europea, e si attestano per i prossimi due anni a meno del 3%, ben al di sotto della media storica. Mentre l’inflazione appare in discesa e i prezzi dell’energia si sono ridotti, Panetta avverte che lo scenario resta fragile. Un ulteriore apprezzamento dell’euro, un aumento dell’incertezza o politiche monetarie più restrittive potrebbero aggravare l’effetto recessivo delle tensioni commerciali.
Sul fronte interno, Panetta ha riconosciuto la presenza di “segnali di vitalità” nell’economia italiana, ma ha richiamato alla cautela: “Siamo solo all’inizio. Il debito resta elevato, i bilanci devono essere prudenti”. Ha inoltre evidenziato come i salari reali siano ancora inferiori ai livelli del 2000, sottolineando l’urgenza di intervenire sull’innovazione e sui costi energetici. Infine, ha chiarito la posizione dell’istituto centrale sul consolidamento bancario: “Bankitalia non partecipa al risiko bancario. Decide il mercato”.
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