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Intrappolato in Ucraina: «Io, chiuso in cantina per salvarmi dai russi»

Busso
Trentacinque persone rinchiuse in una cantina per sfuggire alle bombe. «Ci rifugiamo tutti, il più piccolo della compagnia ha appena dieci mesi, il più grande ha 85 anni», racconta, al telefono, Andrea Busso. La connessione va e viene, a Sumy, città dell’Ucraina che si trova, purtroppo, nella “zona calda” della guerra visto che è a una quarantina di chilometri dalla Russia. Busso è un imprenditore di Pinerolo, classe ‘84, fondatore dell’azienda Gusto Italiano, e in Ucraina si trovava per lavoro. Doveva prendere l’aereo per tornare in Italia, ma non ha fatto in tempo. Così, adesso il suo rifugio più sicuro dai bombardamenti è la cantina del palazzo dove abita.

«Ora è appena suonato l’allarme antiaereo - dice, quando sono le 15.30 - e stiamo andando tutti in cantina per sfuggire ad eventuali bombardamenti». Poi avverte: «Sotto, il telefono temo che non prenderà molto bene. Qui ho il computer e il mio gatto». Un problema tra i tanti, anche quello delle comunicazioni. Lo spazio aereo è stato chiuso. Alternative per fuggire? «La Farnesina ci ha mandato dei messaggi - dice l’imprenditore - dicendoci di stare a casa e seguire le indicazioni delle forze armate locali». La madre di Busso, Wilma Zanelli, è rimasta bloccata in Italia: «Ci informano che i russi sono alle porte di Sumy. Mio figlio non può essere rimpatriato».

Vita dura, per gli italiani in Ucraina. Visto il caos che sta regnando nel paese, e per aggiornare i familiari sulla propria salute, molti nostri connazionali usano Facebook. Dai loro post, si capisce “che aria tira” nelle varie città d’Ucraina. Mirko Pazzaglia racconta questo: «A Leopoli vie tutte deserte ma è tranquillo. Ci sono i militari per le strade». A Kiev, le informazioni sono discordanti. Francesco Parisi parla di «scontri molto violenti da tarda sera al mattino. Siamo nel bunker - racconta - con la porta aperta e usciamo, a turno, a prendere una boccata d’aria».

«I benzinai nella capitale sono tutti chiusi», dice Marco D’Addio. Poi, c’è anche chi fa appelli disperati. Come quello di Antonio Pellino: «Vi prego, qualcuno nelle vicinanze di Tal’ne può portare via dall’Ucraina la mia compagna, mia figlia e sua madre? Sono disposto a pagare qualsiasi prezzo». C’è chi vorrebbe un passaggio per andarsene: «Qualcuno nella zona di Kharkiv può venirmi a prendere?», scrive Emanuele Desirò. «Chi passa da Rivne mi dà un passaggio?», domanda Vincenzo Allocca. «Se qualcuno parte da Kiev, zona Darnitza, per qualsiasi frontiera, mi contatti», scrive Vito Scala.

Sì, perché ora l’unica soluzione è fuggire dall’Ucraina con la macchina. Le autostrade, in tutto il paese, sono intasate dal giorno dell’attacco sferrato da Putin. Qualcuno ad attraversare il confine ce l’ha fatta e ci tiene a farlo sapere ai propri connazionali, per infondere coraggio: «Sono arrivata adesso in Polonia con la macchina», scrive Eva D’Angiola. Insomma, nella prima guerra che si combatte, in Europa, ai tempi dei social, ecco che Facebook diventa un alleato, se il resto delle informazioni sono discordanti. Chi cerca passaggi scrivendo un post, chi fornisce la propria location, e chi ha pianificato il viaggio e mette a disposizione la propria vettura.

Scrive Domenico Raguseo: «Parto da Kiev, passo a Udine e poi a Grosseto. Chi ha bisogno di un passaggio mi scriva». E le richieste, in un amen, si moltiplicano. È questa la “grande fuga” dei nostri connazionali dall’Ucraina sotto le bombe. C’è chi è riuscito a scamparla, chi sarà in viaggio nella notte o lo farà oggi, domani o dopodomani. E chi, come il povero pinerolese Andrea Busso, altro non ha se non ripararsi dalle bombe nella cantina del suo palazzo nella città di Sumy. In attesa di tempi migliori. Magari di un bel cessate il fuoco
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