«Questo è il mio ultimo video, non so per quanto tempo. Parto per una missione suicida». Queste parole Ivan Luca Vavassori le ha affidate al social Tik Tok e hanno fatto il giro del mondo. Lui è italiano, piemontese di Bra ed è uno dei volontari della brigata internazionale che combatte in Ucraina a fianco dell’esercito di Kiev. «Se riuscirò, farò avere mie notizie il prima possibile. Sperando che tutto vada bene», ha aggiunto il ragazzo che ha spiegato: «Il Sud dell’Ucraina è al 90% già conquistato dai nemici, mentre il Nord è ancora sotto i bombardamenti delle truppe russe. Siamo riusciti a rubare dei blindati, dei bazooka e altre armi. Dopo ci siamo fermati, non sappiamo che cosa sia successo. È un venuto un maggiore a parlarci e ha detto che vuole le truppe in difensiva. Io e i miei uomini abbiamo detto che non vogliamo essere bombardati e allora partiamo all’attacco, in incognito. Una missione suicida». Ivan Luca è disposto a perdere la vita per la libertà del popolo ucraino. Prima che la guerra in Crimea aprisse scenari geopolitici poi sfociati nell’attuale conflitto, Vavassori che nel 2014 aveva 21 anni, giocava a calcio e difendeva la porta dell’Attilio Bravi di Bra in Seconda Divisione, poi è diventato professionista e negli ultimi anni ha indossato le maglia di Pro Patria, Legnano e Vittuone e ha giocato anche in altre squadre di serie C. Ivan Luca è nato a Elektrostal, in Russia, ed è stato adottato a cinque anni da Pietro Vavassori di Busto Arsizio (patron proprio della Pro Patria) e dalla moglie, Alessandra Sgarella, nome noto alle cronache perché nel 1997, proprio quando Ivan sarebbe dovuto arrivare in Italia, la donna fu rapita e imprigionata per dieci mesi nella Locride, dalla ‘ndrangheta. Negli ultimi anni l’ex portiere del Bra aveva deciso di trasferirsi in Bolivia, a Santa Cruz, per intraprendere una nuova avventura sportiva. Ma oggi si trova in terra ucraina, addestrato e arruolato, ha superato il confine polacco per combattere la Russia, il Paese dove è nato. Con lui sono decine i giovani italiani che hanno tentato l’avventura della guerra, che si sono arruolati a fianco degli ucraini. Tra loro c’è anche Giulia Schiff, ex pilota dell’aeronautica militare, unica donna del gruppo nelle Forze Speciali della Legione Internazionale. Giulia è l’allieva dell’Accademia di Pozzuoli che aveva denunciato più volte di essere stata vittima di mobbing e nonnismo, durante il suo “battesimo del volo”. La ex militare non ha rinunciato al sogno di poter aiutare il prossimo, decidendo di partire per unirsi ai soldati giunti da tutto il mondo nelle terre del conflitto. Nonostante sia stata espulsa dall’Aeronautica, dopo una lunga battaglia legale arrivata a conclusione pochi mesi fa quando il Consiglio di Stato ha respinto il suo ricorso mettendo fine alla sua carriera di pilota, la 23enne non si è mai arresa: «Io voglio fare la mia parte nell’aiutare chi ne ha bisogno», ha scritto ieri sui social. Da quel che si apprende dal consolatoUcraino di Milano, gli arruolati italiani nella “legione straniera” sono principalmente giovani, comunque persone sotto i quarant’anni. Foreign fighters che prima di arruolarsi si sono sottoposti ad una visita medica e ad un colloquio motivazionale. Molti di loro hanno esperienza militare o presso corpi volontari come i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile. Ci sono anche ex appartenenti alle forze dell’ordine.
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