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L'EMERGENZA
08 Aprile 2023 - 06:20
Trivelle a La Loggia
Per scavare un nuovo pozzo ci vogliono circa 300/400mila euro. «Dipende dalla profondità e dal terreno» spiega il presidente di Smat, l’ingegnere Paolo Romano, mentre gli operai sono a lavoro con le trivelle in un pioppeto di La Loggia per rimettere in funzione un pozzo scavato oltre sessant’anni fa e i cui tubi appaiono oggi parzialmente otturati. Soldi ben spesi, vista l’emergenza idrica sempre più consistente in vista dell’estate. La società che gestisce le acque della città metropolitana di Torino corre ai ripari: lavori per realizzare e rimettere in funzione 20 nuovi pozzi, per un valore di 10 milioni di interventi complessivi.
La corsa ai pozzi
«Da un lato abbiamo migliorato di circa il 20% l’efficienza di alcuni pozzi già in funzione» fa sapere il presidente di Smat. Vale a dire: almeno una decina di litri al secondo a regime. «Molti erano intasati» aggiunge Romano. «Abbiamo asportato tutta la colonna filtrante del vecchio pozzo» fa sapere Luigi Leardi, dipendente e geologo della Smat, illustrando le operazioni di sostituzione dei vecchi tubi e il conseguente guadagno idrico.
Mentre le ristrutturazioni sono in corso sulle vecchie strutture, le trivelle sono a lavoro per creare nuovi pozzi. «Stiamo operando a Scalenghe, Borgaro, Borgo Masino, Villastellone, Chieri Volpiano, Santena, Rivalta, Venaria» elenca Romano. «Serviranno per l’alimentazione della città di Torino» fanno sapere i tecnici di Smat.
«Abbiamo visto che la falda non ha avuto perdite rilevanti - rassicura ancora Romano -. Questo significa che c’è un buon bacino». L’intervento appare fondamentale soprattutto per i comuni dell’alta montagna, dove l’acqua arriverà grazie l’intervento delle auto botti.
Non solo pozzi
Non solo di pozzi ha bisogno la provincia di Torino. «Stiamo mettendo a punto un nuovo sistema per limitare le perdite d’acqua delle condotte e per ammodernare alcuni tratti che ci risultano particolarmente critici» ricordano da Smat. L’intervento contro la dispersione si aggira intorno ai 60 milioni di euro in totale.
La diga “maledetta”
E poi c’è la diga “maledetta”. Quella di Combanera (ribattezzata Tournon), nella valle di Viù. Progettata quasi quarant’anni fa e mai realizzata. «Era stato accantonato, ma ora lo riprenderemo in mano» assicura Romani, pur non citando mai direttamente l’opera della valle Viù. «I prossimi sei mesi saranno decisivi» guarda al futuro il presidente di Smat e non nasconde le difficoltà incontrate dal progetto negli anni. Si tratta di un’opera con una capacità di 100 milioni di metri cubi d’acqua l’anno e un costo di 420 milioni. «Abbiamo lanciato il bando per trovare i tecnici che aggiornino il progetto. L’obiettivo è partire coi lavori alla fine del 2024 e concluderli nel giro di cinque anni». Nel frattempo, ci si consola con il finanziamento dell’acquedotto della Valle Orco: 186 milioni di euro, di cui 93 arrivati dal Pnrr. Il resto lo metterà Smat.
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