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Tra ignavia e burocrazia

Tra ignavia e burocrazia

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Invece di immaginare improbabili danze della pioggia, la politica farebbe meglio a fare il mea culpa sui ritardi, le pigrizie e l’incuria con cui abbiamo trattato fino a ieri il problema dell’acqua. E ora, mentre si levano le voci più disparate per cercare soluzioni che non dipendano solo dai voleri della natura, ipotizzando bacini di raccolta che non esistono neppure sulla carta o dissalatori lungo le coste, vengono fuori vicende di ordinaria follia burocratica. Come quella della diga di Combanera nella valle di Viù, progettata trent’anni fa e ovviamente mai realizzata. Tranne provvedere a cambiarle nome in omaggio (inutile) al suo inascoltato papà, ovvero l’ing. Tournon. Ebbene, della struttura non c’è traccia e a causa della lunga attesa anche il progetto per quanto innovativo ai tempi, diventa carta straccia. Non stupisce dunque che Smat ora sia costretta a fare un bando per affidare a studi di ingegneria le fasi preliminari dell’opera. Il che fa immaginare che occorreranno viste le dimensioni dell’opera almeno altri sei anni. A essere ottimisti. E poi c’è lo spreco perché se è vero che nel 1990 questo gigante capace di imprigionare 100 milioni di metri cubi di acqua all’anno, sarebbe costato 400 miliardi di vecchie lire, oggi si stima una spesa di 420 milioni di euro. Dunque più che raddoppiata. E chiedersi il perché di tanto menefreghismo? Semplice, fino a ieri l’acqua c’era e dunque il gigante risultava inutile. Anche se è noto a tutti che le condotte, in Italia sono veri e propri colabrodo, con punte di oltre il 50 per cento in Meridione. E noi? Beh, almeno su questo fronte ci salviamo, visto che la dispersione è del 21 per cento a Torino e del 30 in provincia. Magra consolazione, direte voi. beppe.fossati@cronacaqui.it
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