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Esposizione
27 Febbraio 2025 - 16:43
“Tahitiana”, in corso di attribuzione a Gauguin
Nella mostra che si apre domani, sabato 1° marzo, al Mastio della Cittadella di Torino non troverete esposti i grandi capolavori di Gauguin. Non ci sono i famosi dipinti dai colori vividi dell’artista francese, quelli che ritraggono scene ambientate nella campagna bretone o i paesaggi esotici degli anni polinesiani. Ma la rassegna curata da Vincenzo Sanfo e prodotta da Navigare srl, che dopo molti anni riporta finalmente a Torino l’opera di uno dei maggiori interpreti del post-impressionismo, offre comunque importanti spunti di riflessione. Attraverso le xilografie, i disegni, le litografie realizzate dall’artista francese e da alcuni nomi illustri dell’arte a lui coevi - uno su tutti, quello di Van Gogh -, consente di approfondire un aspetto particolare della produzione di questo grande innovatore dell’arte moderna, precursore delle avanguardie del XX secolo.
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La rassegna si intitola “Gauguin - Il diario di Noa Noa e altre avventure” (sarà visibile fino al 29 giugno) e prende le mosse da un libro scritto da Gauguin dopo il suo primo viaggio a Tahiti, “Il diario di Noa Noa”, un diario arricchito da splendide xilografie, stampate dal suo amico Daniel de Monfreid. Sono queste a rappresentare il nucleo centrale di una rassegna che si compone di oltre 160 opere, comprese le litografie a colori della serie “Ancien Culte Mahorie” e alcune sculture in terracotta e in bronzo, provenienti per lo più da collezioni private italiane, francesi e belghe, oltre che da musei italiani e francesi. Ad arricchire l’esposizione anche un olio su tela , “Tahitiana”, in corso di attribuzione a Gauguin, e un prezioso acquerello “Paesaggio polinesiano con capanna”, entrambi provenienti dalla prestigiosa collezione di Giovanni Testori.
E non mancano le chicche. Tra queste uno schizzo fatto da Gauguin a Arles in cui ritrae l’amico-nemico Van Gogh nell’atto di dipingere i famosi girasoli. Del legame di odio-amore tra i due è rimasto famoso l’episodio che vide Van Gogh recidersi il lobo dell’orecchio, disperato per la partenza di colui che credeva un amico -Gauguin, infatti, aveva deciso di lasciare la “Casa Gialla” di Arles che riuniva alcuni artisti -. Altra chicca in mostra “L’homme à la pipe”, l’unica opera grafica di Van Gogh. Da segnalare, infine, il disegno, in parte monco, “Studio di braccia, mani e piedi”. L’opera si salvò miracolosamente da un incendio che distrusse la casa di Gauguin, dopo la sua morte, a Hiva Oa, l’isola della Polinesia dove viveva. Ad appiccarlo il prete del villaggio perché giudicava blasfeme le opere dell’artista.
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