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IL CASO
19 Dicembre 2025 - 09:00
FotoCredit: Toronews
La notte del 9 novembre 2024, a poche ore dal derby di Serie A, non fu una casualità. Secondo la Procura, la rissa tra ultras di Juventus e Torino era stata pianificata. Gli indagati sono 30, il pm Paolo Scafi ha chiesto il rinvio a giudizio. Si tratta di tifosi residenti tra Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia. Dodici hanno poco più di vent’anni, mentre per altri la Procura contesta la recidiva. I legali della difesa includono, tra gli altri, Federico Schettino e Lorenzo Bianco. Il punto d’incontro era stato fissato nei pressi della Gran Madre, una zona centrale e sorvegliata da telecamere. Nonostante questo, una parte dei partecipanti non è mai stata identificata. Le accuse principali riguardano il reato di rissa, contestato a ventotto persone. In un caso si aggiunge la resistenza. Dodici indagati devono rispondere anche di essersi coperti il volto per evitare il riconoscimento. C’è poi il capitolo delle armi improprie: cinture, bastoni e altri oggetti utilizzati durante lo scontro. Uno dei partecipanti ha riportato un trauma toracico con una prognosi di 30 giorni. Altri hanno riportato ferite al capo, graffi e contusioni. I tifosi più giovani non rientrano tra quelli con precedenti specifici: per loro si tratta del primo coinvolgimento giudiziario. Erano stati identificati oltre 70 supporter, alcuni sottoposti a perquisizioni, Daspo e misure restrittive. La Digos aveva sequestrato materiale ritenuto pronto all’uso: manganelli, mazze da baseball, bastoni e spray urticanti. «Da anni non si vedeva qualcosa di simile», aveva commentato Carlo Ambra, allora dirigente della Digos. La parola passa al giudice dell’udienza preliminare, che dovrà decidere se mandare a processo gli ultras coinvolti o archiviare le loro posizioni.
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