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La storia
05 Marzo 2025 - 06:00
Nicola Batavia e il piccolo Vittorio
I suoi sono stati 32 anni di successi, di un’attività in continua crescita che non si è fermata neppure di fronte al Covid. Mentre molti altri ristoranti soffrivano e si trovavano costretti a tirare giù le serrande, il Birichin di via Monti 16 a Torino, trainato dalla lungimiranza del suo fondatore Nicola Batavia, sperimentava il delivery gourmet facendo ancora una volta centro.
«Quelli che abbiamo festeggiato proprio ieri sono stati 32 anni di una favola imprenditoriale con pochi eguali a Torino – racconta chef Batavia che il 4 marzo 1993 ebbe il coraggio di aprire la sua cucina di altissimo livello a San Salvario, fra trattorie, enoteche e pizzerie al tegamino, spiazzando tutti fino a conquistare la Stella Michelin, poi abbandonata nel 2008 – ma adesso è arrivato il momento di dire basta. Il Birichin, con il suo bistrot TheEgg, chiuderà a fine a mese, ho venduto il ristorante in piena attività e con un fatturato che farebbe invidia a molti, ma l’ho fatto e la ragione è una sola…», ha 11 anni, grandi occhi neri e un mare di lentiggini «e io sono pazzamente innamorato di lui, di mio figlio Vittorio».
Ci racconti…
«Ho quasi 59 anni, il Birichin è sempre stata la mia creatura fino a quando, 11 fa, appunto, ebbi la fortuna di diventare padre di Vittorio. La mia compagna vive e lavora a Milano e io, per tutto questo tempo, ho viaggiato. Ho trascorso 11 anni a fare su e giù, ogni settimana, vivendo metà tempo a Milano, metà a Torino ma, adesso, non voglio più perdere un attimo della vita di Vittorio e, finalmente, ho deciso di trasferirmi».
Le malelingue diranno che il Birichin è in crisi…
«Non è assolutamente così, infatti, non ho chiuso, ho venduto, presto qui aprirà un nuovo locale, si tratta di una pizzeria gourmet…».
Al Birichin sono passati molti volti noti…
«Sì, da Silvio Berlusconi a Sergio Marchionne. Jovanotti è pazzo per il mio uovo – la specialità di Batavia – e ci sono stati Lucio Dalla, Giorgio Panariello, Renato Zero, gli Elkann, i Lavazza e molte star della Nike, anche il compianto Kobe Bean Bryant».
Dica la verità, aprirà a Milano?
«Il Birichin non esisterà più, forse il TheEgg che ho fondato 11 anni fa in onore di mio figlio».
E il personale?
«La cucina è tutta piazzata, ho fatto firmare ai ragazzi un nuovo contratto presso una proprietà di Louis Vuitton di Saint Tropez dove ho una consulenza».
E lei cosa farà?
«Cercherò di riposarmi un attimo e continuerò a gestire le mie consulenze per il mondo, dalla Francia a Dubai e, soprattutto, cercherò di passare più tempo possibile con mio figlio andando a prenderlo a scuola e portandolo a giocare a pallone».
Qual è il ricordo più importante di questi 32 anni?
«Sono quelli legati a papà che mi ha costruito tutto, dagli scaffali della cantina ad alcuni arredi del ristorante, lui è mancato nel 2009 ma ancora oggi tutto mi parla di lui, e a mia mamma Maria che ha 88 anni ma che fino al 2019, prima del Covid, ogni giorno mi preparava a mano pane, grissini, pasta».
E Torino?
«È la mia città, qui c’è mia mamma, tornerò spesso e, finalmente, potrò andare a spasso con un amico e a cena fuori».
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