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Fabrizio Quattrocchi, l'italiano che sfidò i suoi killer: «Mio fratello difendeva i deboli»

La sorella Graziella presenta a Torino il volume in memoria del fratello, ucciso in Iraq nel 2004 dagli estremisti islamici

Graziella Quattrocchi, sorella di Fabrizio Quattrocchi, morto in Iraq nel 2004

Graziella Quattrocchi, sorella di Fabrizio Quattrocchi, morto in Iraq nel 2004

L’ultima telefonata, pochi giorni prima di essere ucciso. «Cosa mangiate a Pasqua? Mamma, quando torno preparami i miei piatti preferiti». Graziella Quattrocchi trattiene a stento le lacrime quando ricorda l’ultima volta che ha udito la voce del fratello, Fabrizio Quattrocchi, guardia privata ucciso dagli estremisti islamici in Iraq il 14 aprile 2004. «Vi faccio vedere come muore un italiano», aveva esclamato Fabrizio, prima di morire, sfidando i killer che l’avevano bendato. Oggi, all’Educatorio della Provvidenza di corso Trento, Graziella ha presentato per la prima volta a Torino il libro “Vi faccio vedere - Chi era Fabrizio Quattrocchi, mio fratello”.

Un libro che Graziella Quattrocchi ha scritto «dopo che i commilitoni di Fabrizio e tante persone comuni hanno iniziato a mandarmi lettere, messaggi, poesie. Voglio raccontare chi era Fabrizio. Un ragazzo forte che proteggeva i deboli, che odiava la violenza, amava lo sport e stare con gli amici». Cresciuto a Genova, congedatosi dall'esercito Quattrocchi faceva il panettiere nel quartiere San Martino, con la famiglia. Ceduta l’attività, era diventato guardia del corpo. Nel 2003, è partito per l’Iraq, senza dirlo a nessuno. «Pensavamo che fosse in Kosovo per una missione di pace», dice la sorella. Dal Medio Oriente, Fabrizio telefonava spesso a casa. Lo ha fatto fino a pochi giorni prima di Pasqua.

Poi il tragico epilogo. Il rapimento e la fucilazione. La morte appresa dalla tv. «Ci siamo sentiti abbandonati - confessa la sorella - perché nessuno ci aveva detto che mio fratello era stato ucciso». Silenzio continuato nei giorni dopo, quando la famiglia chiedeva notizie sull’arrivo della salma in Italia. Un’unica eccezione, quella dell’allora Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi. «Il presidente mi ha mandato un telegramma subito dopo la morte di Fabrizio. E ha sempre risposto alle mie lettere. Mi scriveva: “Si ricordi, Graziella, che suo fratello è morto a testa alta”». «Con la presentazione del libro dedicato a Fabrizio Quattrocchi vogliamo celebrare un eroe italiano. E il suo coraggio, a distanza di 21 anni, resta immutato», ha ricordato la senatrice Paola Ambrogio, introducendo la presentazione.

Proprio pochi istanti prima di essere assassinato dagli estremisti islamici, Fabrizio Quattrocchi aveva pronunciato la frase che ha dato il titolo al libro scritto in sua memoria: «Vi faccio vedere come muore un italiano». Negli anni, gli sono state dedicate vie e piazze. A breve, Torino ospiterà una mostra con tutte le lettere arrivate alla famiglia dopo l’uccisione di Quattrocchi. Ancora oggi, però, la sua figura divide. «Non me lo spiego. Fabrizio ha sempre portato in alto la bandiera italiana», dice Graziella. Lo ha fatto fino all’ultimo. Fino alla morte.

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