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Il processo
12 Marzo 2025 - 16:05
Foto di repertorio
Una delle due bambine aveva solo 6 anni quando è stata abusata dallo zio. L'altra, 10 anni, era poco più grande. E sono state loro stesse a denunciarlo: «Sono stata abusata» ha detto una delle due, alzando la mano durante la lezione di educazione sessuale. Poi, una volta portata in comunità, quasi giustificava lo zio: «Gli voglio bene, ha sbagliato perché ha problemi alla testa. Gli manca una fidanzata e guarda troppi film».
È cominciata da lì l’inchiesta che ha portato a processo un ragazzo che oggi ha 23 anni ma ha iniziato a molestare le nipotine quando era ancora minorenne. Tanto che parte degli abusi sono finiti a processo al Tribunale dei minori. Il resto è al tribunale ordinario, dove Marco era imputato per una serie di violenze sessuali sulle due nipotine: loro sono finite in comunità, lui è appena stato condannato a 4 anni di carcere e a risarcirle rispettivamente per 5mila e 8mila euro (il nome Marco è di fantasia per tutelare le due vittime, con cui condivide il cognome). I giudici hanno disposto anche l'interdizione dei pubblici uffici per 5 anni e in perpetuo dalle scuole, oltre al divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori e divieto di lavorare con minori.
I carabinieri e il pubblico ministero Barbara Badellino hanno ricostruito l'incubo delle due bambine, iniziato nel 2019 e continuato poi fino al 2021. Il contesto è un cascinale sperduto in provincia di Torino, dove vittime e aguzzino vivevano insieme alla loro famiglia allargata. Stando al racconto delle bimbe, riportato a una zia con cui si era confidata, Marco entrava nel letto con loro. Poi le abusava, seguendole anche in bagno. Tutto all’insaputa dei genitori: «La zia vedeva le bambine nel bosco vicino a casa - ha raccontato in aula una degli investigatori - Loro le hanno raccontato cosa succedeva, poi le abbiamo incontrate anche noi e hanno confermato tutto». Poi ci sono le ammissioni fatte in classe, riportate dalle maestre: «Una delle bimbe ha provato a tagliarsi i polsi, poi ha detto chiaramente di essere stata abusata mentre l’ostetrica spiegava educazione sessuale» hanno riferito al processo.
Per questo il Tribunale dei minori ha deciso per l’allontanamento da casa: «Quando lo abbiamo detto ai genitori, loro hanno iniziato a minacciare lo zio: “Lo uccidiamo”». In realtà, a quanto risulta, la famiglia è rimasta unita. A parte le bambine, che sono assistite dall’avvocato Emanuela Martini e da anni vedono di rado i parenti: «L’anno scorso abbiamo notato un livido sulla spalla di una delle bimbe, ci ha detto che glielo ha fatto lo zio e lei ha risposto tirandogli un calcio nelle parti basse».
L’imputato, difeso dall’avvocato Marco Zani, si è sempre dichiarato innocente: «Questa sentenza dà atto della credibilità delle bambine, che con grande difficoltà hanno raccontato cosa succedeva all’interno della loro abitazione - commenta fuori dall'aula l'avvocato Martini - Adesso ci attiveremo per il recupero delle somme provvisionali».
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