Alcune ricette prendono il nome dalla cottura o dal risultato finale che si ottiene (caso tipico è la bagna càuda); altre, invece, prendono il nome dal recipiente nel quale vengono preparate o servite. Tra quest’ultima categoria vi è la tofeja, tradizionale recipiente di terracotta canavesano che è in genere utilizzato per la cottura a fuoco lento di carni e minestre, sfruttando il calore residuo del forno. La tofeja è un contenitore tozzo e panciuto, con quattro manici ad ansa, ed è tipico in modo particolare di Castellamonte, paese famoso per le sue ceramiche. Va detto che in Canavese vi è un’altra pentola analoga, detta stofor, che già nel nome evoca un’origine etimologica simile a quella della stufa, essenziale componente della casa cui tanto la tofeja quanto lo stofor sono collegati.
D’accordo, ma cos’è la pietanza chiamata tofeja, anche chiamata faseuj grass (fagioli grassi)? È nient’altro che una zuppa di legumi, in genere fagioli borlotti, con cotenna e di maiale e altre parti meno nobili del suino. La cotenna è tagliata in strisce che vengono arrotolate a guisa di involtino e, quindi, legate con uno spago; per alleggerire il sapore deciso della cotenna vengono uniti all’involtino anche aromi come rosmarino e salvia, oppure prezzemolo o ancora timo ed altre erbe edibili. Gli involtini prendono l’inconfondibile nome di prèivi, come i … preti. Vi è anche chi li chiama quajëtte, piccole quaglie, forse temendo di spiacere al parroco del paese.
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Poiché si tratta di un piatto povero, la tofeja non ha una versione “standard” né ha fino ad oggi attirato l’attenzione di chef stellati; si prepara ancora in casa, a basso calore, con l’aggiunta di ingredienti diversi a seconda della fantasia e delle disponibilità del cuoco. Vi è chi aggiunge anche la verza o le patate, chi altre verdure, in genere tipiche della stagione autunnale o invernale, quando si preparano ij feseuj grass per una domenica in allegria. Un tempo, quando del maiale si teneva tutto – ma proprio tutto, per non sprecare – si aggiungevano alla tofeja anche altri tagli del suino decisamente poco nobili ma molto saporiti: musetto, piedino, coda, orecchie e spuntature. Beninteso: la tofeja è un piatto unico decisamente robusto, quindi per poterla gustare appieno occorre giungere a tavola particolarmente leggeri. Il tutto andrà abbinato a un vino rosso del territorio.
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