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Tutele al lavoro tra diritti e doveri

lavoro elmetto

Fonte: Depositphotos

C’è una strage che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi. La strage sui posti di lavoro che forse non percepiamo perché si sgrana, lenta ma inesorabile, come un tragico rosario. Eppure in questi primi 5 mesi dell’anno ci sono già stati tredici morti, mettendo a nudo l’insicurezza nei cantieri, nelle officine, nelle botteghe. Un vezzo antico quello di risparmiare sulla salute dei lavoratori e sulle tutele che dovrebbero essere invece il fiore all’occhiello di chi fa impresa, accampando scuse che non reggono più come i contratti a prezzo stracciato negli appalti, alle banche che negano i prestiti per nuove e moderne attrezzature, alla crisi in generale. E ora persino al Covid. Tredici morti e centinaia di arti feriti o storpiati, infortuni mascherati da incidenti domestici per non perdere il precario posto di lavoro. A volte con l’incubo della paura. Sembra assurdo ma mentre pensiamo ai fondi del Recovery Fund capace di spingerci verso la crescita, siamo costretti a registrare, nero su bianco, che circa il 60 per cento dei cantieri sono fuori norma. Ossia pericolosi per chi lavora. Con questi dati alla mano, si va in piazza. La triplice Cgil, Cisl e Uil incontra il Prefetto e invoca - ma quante volte è stato fatto? - tutele per i lavoratori e pesanti sanzioni per le aziende che violano le norme di sicurezza. Cambierà qualcosa? Se lo chiedono le famiglie delle vittime spesso dimenticate con indennizzi da fame, mentre l’informazione e la formazione dei lavoratori ancora latita. E lascia troppe ombre tra diritti e doveri. Eppure, come dice la Costituzione, troppo spesso ignorata, il lavoro - qualunque lavoro - è il cardine della nostra Patria. E va rispettato e protetto.

beppe.fossati@cronacaqui.it
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