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Quelle carcasse chiedono dignità

auto laghetto falchera
Dalle acque basse dei laghetti di Falchera riemergono le carcasse di due automobili. E la fantasia prende a correre, ad immaginare trame sotterrane degne di un romanzo di Fruttero e Lucentini, magari in una notte senza luna, mentre mani sporche di malefatte spingono lamiere lucenti verso le acque. Frutto di furti o peggio, involucri capaci di nascondere una vita rubata. In realtà ai volontari tocca solo di recuperare ruggine e fango incrostato, forse da anni. E serve pazienza per risalire a chi ne è stato proprietario. Ma come impedire ai pensieri di mettere insieme l’abbandono di questi lembi di città che da dormitori per gli operai si sono trasformati in dormitori e basta, con la malavita che ha trovato rifugio anche qui, oppure al vicinissimo campo rom di via Germagnano? Il mistero, anche se può apparire semplice suggestione innesca riflessioni che la città dovrebbe fare. Anche se ora c’è un progetto di rilancio e i nomadi sono stati scacciati. Riflessioni su quanto le nostre periferie siano ancora invischiate nella melma del degrado e del disagio, come quella Fiat Uno riemersa ieri mattina. Come coniugare queste lamiere arrugginite ad un vero piano di rinascita in fondo è semplice: Torino non è solo il centro con corredo di qualche buon quartiere della borghesia o la collina che ci guarda dall’alto quasi con distacco. La vera Torino è qui, in quelli che erano prati e che lo sviluppo delle fabbriche ha trasformato in case e strade. Troppo poco si è fatto e troppo resta da fare per dare loro la dignità di città. Dovrebbe saperlo bene la politica che qui ha trovato anche disprezzo. E che ora sembra voler correre ai ripari. Di parole in quarant’anni di mestiere ne ho sentite tante, promesse comprese. Ora le carcasse delle Vallette dovrebbero farci capire che bisogna voltare pagina. E non solo qui. Con fatti e progetti per il futuro.

beppe.fossati@cronacaqui.it
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