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Il caso
10 Dicembre 2025 - 07:07
Almeno un anno e mezzo o due se dovesse essere "salvata". Circa quattro se no. Gli scenari, nel secondo caso, sono tre: lo scorrimento al successivo in graduatoria - ma nessuno accetterebbe di subentrare ai costi del 2019 -; una nuova gara, come per la Lingotto - Bengasi (poi conclusa in ritardo di circa sei anni); il subentro di alcuni subappaltatori agli stessi prezzi o con qualche aggiustamento: come Transmar o Sinelec, del gruppo Gavion. Così stanno le cose.
Sono queste le carte messe sul tavolo da InfraTo, la partecipata del Comune di Torino appaltante dei lavori di prolungamento della Metro 1 fino a Cascine Vica (Rivoli), ieri pomeriggio, in una commissione consiliare straordinaria convocata insieme all'assessore alla Viabilità Chiara Foglietta e i sindaci di Collegno (Matteo Cavallone) e Rivoli (Alessandro Errigo). L'annuncio a fine agosto di richiesta di concordato preventivo da parte di Ici, la capofila degli appalti dei lavori da diversi milioni di euro, a fine agosto, aveva allertato tutti. Sono già sei gli anni di cantieri, due quelli di ritardi cumulati, zero le fermate concluse.
Il percorso a ostacoli per il completamento della Metro 1 sembra ancora lontano dal fotofinish. Quarantasei i milioni oggi necessari per il completamento dei tre lotti: rispettivamente a 86%, 75% e 61%. Un anno e mezzo di misure protettive attivate da InfraTo: come il pagamento diretto dei fornitori, il subentro - a breve - sulle assicurazioni del cantiere e persino l'approvvigionamento di calcestruzzo. "Scelta necessaria per tutelare l'interesse pubblico e non interrompere i lavori", garantisce l'ad InfraTo Bernardino Chiaia, che racconta per 20 minuti filati gli ultimi faticosi mesi. "È chiaro che adesso ci troviamo al guado - ammette Chiaia -. Dovremo decidere entro marzo come l'appalto andrà avanti. E potrebbe non dipendere da noi". Il Tribunale, infatti, potrebbe considerare la richiesta di Ici inadeguata e non accordare il concordato. Inoltre, sarebbe probabile una richiesta di proroga, da parte della stessa Ici, per mettere a punto un solerte piano di rientro.
All'anno nuovo, insomma, ogni aggiornamento. Notizia che di certo non rassicura i sindaci. "Abbiamo cantieri sulle strade, una viabilità sostanzialmente bloccata, commercianti in rivolta, finanziamenti europei che abbiamo vinto su corso Francia, come la realizzazione della ciclabile, che così rischiamo di perdere", allerta Cavallone. Un punto sottolineato anche da Errigo, che rivendica: "Qui i lavori sono ben dietro le percentuali medie presentate. Siamo molto preoccupati per i creditori che da anni aspettano risposte e cui non possiamo far altro che dire 'Teniamo duro che adesso finiamo'. Ma questo 'adesso finiamo' potrebbe essere addirittura il 2029."
E questo senza contare quello che l'assessora Foglietta definisce "l'elefante nella stanza". I 156 milioni chiesti al Governo a gennaio 25 per i 12 treni necessari a garantire la stessa frequenza dei treni metropolitani odierni. "A questo ancora nessuna risposta", sottolinea. Si sposta un pochino più avanti, così, la spada di Damocle sul futuro del prolungamento tramviario.
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