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Ecco il Paese a due velocità

avere green pass
Benvenuti nell’era del Green Pass. Alla fine ci siamo: pareva uno spauracchio, un espediente per incentivare la gente a vaccinarsi - e in effetti ha funzionato in gran parte, eccome se ha funzionato, o forse sono stati i nuovi casi in terapia intensiva - e invece abbiamo questo strumento con il quale dovremo imparare a convivere, esattamente come pare si debba fare con il virus stesso. Peccato che, come per tante cose che dipendono dai meccanismi informatici italici - nonché dalla burocrazia, dall’organizzazione e chi più ne ha più ne metta - i cittadini saranno ampiamente discriminati, ma non come temono i No Pass e i No Vax: i cittadini di serie A saranno quelli per cui vaccinazione e procedura di invio del codice sono andati a gonfie vele, per tutti gli altri il limbo, oppure direttamente l’inferno. Ci sono di mezzo i guariti per i quali la certificazione è complicata, ci sono quelli vaccinati per prima - soprattutto anziani - cui il codice non è mai arrivato e riuscire ad averlo, a distanza di tempo, non sembra per niente facile. Sarà un’Italia a due velocità, o forse anche a tre, a quattro. Sempre meglio che vedere gli ospedali riempirsi e le terapie intensive debordare, certamente. Ammesso e non concesso che si rispetti tutti le regole: perché al di là dei ribelli tout court, ci sono le categorie perplesse che temono ricadute, quelle altre che si affidano alle decisioni calate da Draghi, poi ci sono politici che per calcolo elettorale cavalcano proteste, indignazione, improbabili battaglie giudiziarie. Sarà pur vero che questo Paese sembrava tanto unito quando si cantava dai balconi, ma davvero avete tutta questa voglia di rivederlo?

andrea.monticone@cronacaqui.it
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