Alla fine è andato tutto, o quasi, abbastanza liscio, considerando quali erano le premesse e i timori, almeno a Torino. Qualche pass, corredato di svastica, bruciato in piazza (tanto l’originale è digitale, immagino che quello se lo tengano), qualche centinaio di persone davanti alla prefettura, deserti la maggior parte dei presidi davanti alle fabbriche. Una minoranza, rumorosa finché si vuole, ma pur sempre ridotta, spinta a tentare un muro contro muro con lo Stato in nome di timori che qualcuno fomenta per misteriose visioni, volontà di ergersi a capopopolo, complicate convenienze elettorali... Poi, a parte, ci sono i facinorosi che aspettano solo l’occasione giusta per rompere tutto. Voglio provare a porre la questione al contrario: se questa è una minoranza rispetto ai vaccinati - e, quindi, se le cifre che ci danno sono reali -, non è che sia rimasta chiusa in casa fino a oggi, avrà continuato a prendere mezzi pubblici, a camminare in mezzo alla strada, a mangiare al ristorante (fuori, con il cappotto magari) e via dicendo. Rappresenta davvero un pericolo? Non dovremmo essere già nella situazione della cosiddetta “protezione di gregge” (diversa dall’immunità) tanto agognata? Al governo, in sostanza, conviene continuare a portare avanti questa politica del certificato verde almeno fino a dicembre, quando non ha voluto varare un obbligo vaccinale autentico? Il nodo è nei tamponi, si dice: non è giusto che i lavoratori debbano pagarli, non è giusto che debbano pagare per lavorare. Signori: c’è il vaccino, se volete qualcosa gratis. I tamponi non saranno mai gratis come li volete, perché saranno pagati dalle tasse di tutti, anche di coloro che il vaccino lo hanno fatto. Se però i tamponi avranno il pregio di continuare a garantire la vigilanza, la tracciabilità di eventuali nuovi casi, da cittadino dico che mi potrebbe anche stare bene pagare con le mie tasse i tamponi altrui: mi costerebbe meno che pagargli il passaggio in terapia intensiva, immagino.
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