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Una terza dose di responsabilità

vaccini dp

Foto: Depositphotos

È stato detto a denti stretti, ma poi siccome le parole corrono, ormai una cosa è certa: la quarta ondata pandemica del Covid, è arrivata pure qui. E non c’è da scherzare visto quello che sta accadendo per esempio in Germania dove si sono registrati 40mila casi e purtroppo 236 morti. A confermare il rischio c’è il Cnr che nei propri calcoli stima un picco a Natale con oltre 15 mila contagiati. parliamo dell’Italia, anche se qui, a Torino e in Piemonte si sta meglio che altrove, guadagnandosi il voto più alto addirittura in Europa. Siamo verdi, come ripete il governatore Cirio che ama fortemente il “green” o se volete binchi, come dovrebbe certificare proprio oggi il Ministero della Salute. Ma ci sono due variabili che potrebbero condizionare la tranquillità dei prossimi mesi, che sono i più freddi e dunque i più pericolosi. Da una parte c’è la terza dose che speriamo corra davvero come è accaduto in passato e c’è quel dato fastidioso dei pochi dubbiosi che ancora non hanno fatto la prima dose. Appena un migliaio mercoledì su quel mezzo milione abbondante che ancora non ha accettato l’invito della scienza. Insomma il vaccino c’è per molti, moltissimi se guardiamo alla percentuale registrata dell’85%, ma non per tutti. E lì che si deve battere il chiodo per raggiungere una quota il più vicina possibile al 100% degli adulti. E la terza dose, il booster come viene definito, è il cappello doveroso alla terapia. Senza questo tra qualche mese sarebbero guai seri. A conferma, due dati a livello nazionale: in una settimana (fonte Fondazione Gimbe) i casi sono cresciuti del 37% e le prime dosi sono crollate fino al 75%. E anche le terze stentano a decollare. Il fatto che qui la situazione sia sotto controllo e che gli ospedali possano curare le altre gravi patologie senza dove chiudere i reparti, dovrebbe stimolarci al senso di responsabilità. vaccinatevi, io la terza dose la faccio il 18. beppe.fossati@cronacaqui.it
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