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Adesso la sanità fa gli straordinari

ospedale operazione chirurgia dp

Foto di repertorio (Depositphotos)

Sale operatorie aperte anche il sabato e la domenica, ipotesi di turnazioni delle equipe chirurgiche in caso di urgenze non programmabili. E un calendario infinito di visite che erano urgenti già prima che arrivasse il Covid, e che ora potrebbero salvare davvero delle vite. Dopo l’altalena drammatica imposta dalle pandemie, la sanità si prepara a fare gli straordinari perché con un semplice calcolo spannometrico un malato su tre è in attesa di essere aiutato a curare i propri malanni. Alcuni, dobbiamo ammetterlo, assai gravi. E non parliamo solo dei pazienti oncologici o di chi ha seri problemi cardiologici. La medicina ha dovuto segnare il passo, anzi correre per fronteggiare questo nemico inaspettato e subdolo che ha mietuto migliaia di vite. E che continua a farlo anche se si intravvede quella famosa lucina in fondo al tunnel. Lunedì si comincerà a scrivere il piano operativo, mentre gli ospedali già stanno riconvertendo i reparti Covid. Insomma si cerca di tornare alla normalità perché le liste d’attesa sono impressionanti e già lo erano prima del paziente zero che tutti ricordiamo. Il problema è che si deve agire su un sistema non solo provato dall’emergenza, ma fortemente indebolito da decenni di tagli ai bilanci e di investimenti ridotti all’osso. Una vergogna che l’eroismo di medici e infermieri non cancellerà mai. Ma non solo: i fanti chiamati al fronte sono stanchi per i turni infernali a cui sono stati sottoposti, stressati da questa lotta impari contro le infezioni, decimati dai morti sul lavoro e dai pensionamenti. Già perché per anni c’è stato il “numero chiuso” nelle facoltà di medicina e le nuove leve non sono sufficienti a sostituire chi lascia i reparti. Per farla breve giochiamo il derby della vita con personale stanco e pure acciaccato, mentre i concorsi vanno deserti e i milioni messi a disposizione dagli ultimi governi per realizzare nuovi reparti e posti letto stentano ad essere spesi. Non c’è che dire: una bella scommessa!

beppe.fossati@cronacaqui.it
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