Un bagliore nella notte, un’esplosione. Sirene che suonano, spari, il rombo dei cannoni. Inizia così il nono giorno di guerra in
Ucraina, con le immagini di un attacco sferrato a poche ore dall’accordo sul cessate il fuoco per consentire i corridoi umanitari. Ed è un attacco «scellerato», come dice il
presidente del consiglio, Mario Draghi, quello sferrato da
Mosca. Perché l’edificio da cui si levano lingue di fuoco alte come un palazzo di quattro piani è la
centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più importante del Paese, la quinta più grande del mondo. Una vera bomba atomica dieci volte più pericolosa di
Chernobyl, che l’altra notte, prima di essere conquistata dalle armate dello
Zar, ha rischiato di saltare in aria.
Pericolo scampato, questa volta.. Il livello di radiazioni - ha rassicurato l’agenzia internazionale per l’energia nucleare - è nella norma. Ma per dirla con
Volodymyr Zelensky, «abbiamo vissuto una notte che potrebbe fermare la
Storia. La storia dell'
Ucraina. La storia dell'
Europa». Non dice “avrebbe potuto”,
Zelensky. Ma “potrebbe”. Perché con questa azione
Vladimir Putin ha deciso di mettere un piede sulla sempre più sottile linea rossa oltre la quale una risposta militare della
Nato diventerebbe inevitabile. Un conto, infatti, è dover difendere la popolazione di un Paese terzo invaso nel più totale sprezzo di ogni norma internazionale. Un altro è dover fare i conti con un dittatore impazzito che dopo aver minacciato di poter ricorrere all’uso di armi nucleari, scatena il terrore atomico con un atto concreto come quello di ieri notte.
Dalle parole contro l’
Occidente, Vladimir Putin è passato ai fatti. E non è detto che per fermarlo, nonostante il dissenso che cresce con la fame nella sua
Russia, siano sufficienti le sanzioni. Così, per la prima volta in nove giorni, una risposta militare, che avrebbe come conseguenza una terza guerra mondiale, esce dall’elenco delle ipotesi escluse e diventa una opzione. «La
Nato - ha dichiarato ieri il
segretario di Stato americano Antony Blinken entrando al vertice dei
ministri degli Esteri - è un’alleanza difensiva, noi non cerchiamo il conflitto. Ma se il conflitto viene da noi - ha aggiunto - saremo pronti».
Gli sviluppi sono imprevedibili, le prossime ore potrebbero essere determinanti. E intanto i numeri della catastrofe umanitaria diventano sempre più pesanti. Soltanto a
Kharkiv, caduta in mano russa, sono stati contati più di 2.000 morti, oltre 100 bambini. Un milione e duecentomila persone hanno già lasciato l’
Ucraina, altri tre milioni di profughi è previsto cerchino di scappare nei prossimi giorni. Alle 8 di ieri mattina, erano 9.058 i rifugiati già accolti nel nostro Paese, che dimostra di avere un grande cuore, sempre in prima linea nelle emergenze.
Anche ora che si trova alle prese con un’altra guerra, quella dell’inflazione e dei prezzi. Con
Piazza Affari che ha chiuso il venerdì nero delle
Borse europee indossando la maglia nera: - 6%, altri 36 miliardi bruciati, che diventano 90 se sommati a quelli andati dall’inizio del conflitto. Tra i titoli più esposti, quelli delle
Banche, con
Unicredit che perso un altro 14,59%, segnando un preoccupante -39 nell’ultimo mese. È l’altra faccia dell’attacco di
Putin. E rischia di fare milioni di vittime.
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