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Ma chi pensa alle famiglie?

spesa supermercato

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C’è la “prova del pollo” a dimostrare come nella corsa folle dell’aumento prezzi sotto Ferragosto non ci siano soltanto gli effetti della guerra e l’aumento delle materie prime e dell’energia, ma anche una violenta speculazione. Una prova presto fatta, visto che basta avvicinarsi ad un reparto macelleria di un supermercato: il pollo non va di moda per le grigliate e, mentre le costine e le salamelle quasi raddoppiano il prezzo, cosce, petto e alette scendono di brutto, fino al 25%. Tutto molto empirico, direte voi, ma le migliori statistiche quando si cerca di evitare una fregatura già giustificata dall’inflazione, è quello di ficcare il naso. E allora il gioco al rialzo diventa percettibile, come un malanno di stagione. E Ferragosto dunque, non è da meno del Natale o di Pasquetta. Con un’esagerazione in più, visto l’alibi perfetto dei rincari generalizzati anche sui beni di prima necessità. Non si salva nulla, neppure una testa di insalata, i pomodori, le pesche che pure sono di stagione (pardon, c’è la siccità). E addirittura l’acqua minerale che se è gasata diventa un lusso. Esagerando direi che stiamo andando un po’ fuori di testa e che a questo mercato troppo libero occorrerebbero delle calmierazioni, almeno su un paniere famiglia che metta al sicuro un pranzo e una cena dignitosi senza far arricchire gli speculatori, garantendo il borsellino della spesa. Per carità, nessuno vuole negare le difficoltà che stanno a monte degli aumenti, ma una politica seria non può continuare ad ignorare la perdita del potere di acquisto delle famiglie. Un tema che in questi tempi di proclami politici è assente dalle agende dei partiti impegnati più sulle coalizioni che sui programmi. Certo il pane vale assai meno di un seggio, ma con la pancia vuota - riflessione del povero Pautasso - non si va neppure a votare.

beppe.fossati@cronacaqui.it
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