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Il fantasma dell’epidemia

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(foto: depositphotos)

L’emergenza siccità, la nuova paura (o psicosi) del vaiolo delle scimmie, il carobollette hanno fatto scivolare in secondo piano qualcosa con cui, negli ultimi anni, sembrava di dover fare i conti in ogni giornata, ossia il Covid. In campagna elettorale, difatti, non se ne parla se non per le polemiche su virologi candidati o lockdown del passato o per quelle che il ministro Speranza definisce «ambiguità» di un certo schieramento. I dati - ché il bollettino diffuso a sera dal governo non c’è più, ma i numeri sono ancora aggiornati da vari enti - ci dicono che i contagi ci sono ancora e, probabilmente, sempre ci saranno. Ma è difficile capire se dobbiamo aspettarsi una recrudescenza o meno. Rispetto a quanto eravamo abituati non c’è una progressione verso l’alto ma nemmeno verso il basso: ci sono oscillazioni che spingono a chiedersi quanto siano dovute al reale andamento dell’epidemia e quanto alla raccolta dei dati. Per intenderci: sabato in Piemonte erano registrati sette decessi, ieri neanche uno e con meno di mille casi. E le mascherine? Per ora niente obbligo, ma le si consiglia lo stesso a teatro, allo stadio, anche a scuola. E intanto è bene, lo dice sempre il ministro Speranza, che che gli over60 e le persone più a rischio «prenotino subito la quarta dose del vaccino», senza attendere l'arrivo delle versioni aggiornate degli immunizzanti. L’obbligo introdotto in forma emergenziale, infatti, è ormai decaduto. Speriamo di non dovercene pentire.

andrea.monticone@cronacaqui.it
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