Scatta il piano di emergenza per i pronto soccorso. O sarebbe meglio dire per i nostri ospedali che sono al limite del collasso sia per il personale ridotto all’osso che paga prezzi altissimi di fatica, sia per i posti letto che ormai sono un miraggio. Ieri mattina ne abbiamo avuta l’ennesima prova al Mauriziano, rischiando persino una baruffa quando sono state scattate le prime fotografie alle barelle ammassate persino nei corridoi. Immagini che ci hanno riportato quasi ai giorni drammatici del Covid.
Serve un cambio di passo, inutili i pannicelli caldi. E i letti si devono cercare dove ci sono insieme ad altri medici e infermieri. Ossia nelle Rsa specie per i pazienti anziani e le fasce di popolazione più fragili ) sia nelle strutture private. Come dire che la sanità pubblica reduce da due anni di pandemia e non sostenuta da un piano nazionale adeguato (anzi assai carente) da sola non ce la fa più, come dimostrano le liste di attesa, gli interventi chirurgici meno urgenti che devono essere rimandati.
E persino, sorpresa che ci riserva la faccia orribile della speculazione, la mancanza dei farmaci. Compresi quelli basici come antibiotici, antipiretici e anti infiammatori. Il combinato disposto tra questa influenza grama e il Covid ha messo in luce le carenze che denunciamo da sempre e per cui anche la Regione ha fatto poco più che annunci, anche se è vero che il Piemonte da solo non ce la può fare e, sia detto tra noi, non bastano gli sforamenti al bilancio perché è logico immaginare che né le Rsa, né i privati agiranno per semplice afflato caritativo.
Ma ci sono anche altre incongruenza, difficile da digerire, come il piano per la medicina territoriale che ancora ieri, per piccole beghe di bottega (speriamo non per semplice disinteresse) non è passato in commissione. Dunque ben venga il piano straordinario che il presidente Cirio presenterà stamane ma non basta. Serve la mano del Governo. Con o senza il Mes perché la salute è un bene primario su cui sarebbe ora di investire sul serio. Senza le solite mancette.
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