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Responsabilità e interrogativi

Responsabilità e interrogativi

Foto d'archivio (Depositphotos)

Man mano che l’inchiesta della magistratura sulla pandemia va avanti, scopriamo nuovi particolari, particolari che emergono dalle dichiarazioni rese a suo tempo sia da Giuseppe Conte sia dal ministro Roberto Speranza e che ricostruiscono di fatto quella che era la catena di comando nell’affrontare ciò che mai si sarebbe immaginato. Fino a quel giugno 2020, quando infine il governo decise il cosiddetto «cambio di linea», in pratica avviandosi, e avviandoci, verso il lockdown nazionale. Tra decisioni e retromarce, polemiche e via dicendo, fino a quel punto rimaneva però l’idea che si andasse un po’ troppo in ordine sparso, con gli input politici più forti di quelli dei medici. Un vero banco di prova. Lo dice anche il microbiologo Andrea Crisanti, nella consulenza depositata nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Bergamo: «Per 16 anni ossia dal 2004 al 2020, non è mai stata intrapresa una singola attività o progetto che avesse l'obiettivo di valutare lo stato di attuazione del Piano Pandemico Nazionale e/o di verificare lo stato di preparazione dell'Italia nei confronti del rischio pandemico». Detto senza polemica, ce n’eravamo accorti. Viene da chiedersi, però, chi mai sarebbe stato pronto a quanto ci ha investiti. Questa, per forze di cose, sarà una indagine piene di se: se fosse scattata prima la zona rossa, se la Cina avesse condiviso dati veritieri molto prima, se non ci fossimo illusi con la fine della prima ondata, se avessimo perso meno tempo con i padiglioni a forma di fiore e i banchi a rotelle... Ma ora abbiamo imparato, o no? Ecco, questo è l’interrogativo più pesante e che la magistratura possa rispondere fa ancor più paura dell’accertamento delle responsabilità. andrea.monticone@cronacaqui.it
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