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La zucchina liberalizzata

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Che cosa c'entrano le zucchine con le libe­ralizzazioni? C'entrano, eccome. Perché le zucchine hanno smesso l'abito dimesso dell'ortaggio per diventare un prodotto finanziario da mettere in cassaforte, più che in pentola. E a dar loro nuova vita sono state proprio le liberalizzazioni e, in subordine, l'aumento del gasolio e le furbizie tutte italiane della "filiera lunga", ossia di quel serpente fatto di speculazioni e rincari che raccoglie a poco o nulla dai contadini e poi rovescia a caro prezzo sulle nostre tavole. L'esempio è di ieri: l'as­sociazione dei consumatori Codacons denuncia rin­cari fino al 50 per cento proprio sulle zucchine, coinvolgendo tutti i generi alimentari deperibili che sono stati in qualche modo interessati dal blocco dei Tir, meglio co­nosciuto come l'assedio dei Forconi. Trop­po facile a questo punto fare due più due e addossare tutta la colpa ai camionisti. Meglio sarebbe riflettere sulle stangate che sono arrivate a tutti, loro compresi, negli ultimi mesi.

Ci riferiamo all'aumento ab­norme che ci rende quasi ridicoli a livello europeo, dei carburanti, per arrivare al ritocco (di Capodanno) alle tariffe au­tostradali malamente giustificato con l'in ­cremento dell'Iva e degli investimenti, il caro assicurazioni che sfotte allegramente anche la frenata dell'inflazione. Un mix esplosivo per i padroncini e di conse­guenza per i consumatori in questo paese che a tratti appare ancora mediovale e concentra i trasporti quasi esclusivamente su gomma. E il peggio, a giudicare dalle "promesse" delle diverse categorie, deve ancora venire se è vero che i benzinai si preparano alla serrata, che i taxi fremono per la liberalizzazione delle licenze, che i farmacisti sono pronti alla battaglia (e non sui prezzi!) e i commercianti non possono digerire il via libera offerto alla grande distribuzione che può restare (beata lei) aperta sempre, come e dove vuole no­nostante ci sia ormai una battaglia tra poveri sui consumi.

Ecco che allora la zucchina che esce dal campo o dalle serre a pochi centesimi aumenta di prezzo a ogni chilometro, raddoppia al momento della selezione, triplica a viaggio com­pletato quando la filiera applica le proprie commissioni. Tutto già visto, dirà la mas­saia. Ed è vero, ci fregano da anni, tra speculazioni e promesse di risanamento dei conti pubblici che non arrivano mai. Ma questa volta, perbacco, ci dovrebbero essere le liberalizzazioni a ridarci qualche centesimo sugli euro spremuti dalla ma­novra "Salva Italia". Persino gli esperti hanno tentato di dimostrare che ci ri­torneranno quasi mille euro l'anno grazie alla manovrina bis, anche detta "cresci Italia". Ma la zucchina, allora come si giustifica? E il peperone, la mela, l'in ­salatina, i fagiolini, per non parlare di latte, uova e carne macellata? Gli in­terrogativi non trovano risposta. È più facile dare la colpa a qualcuno. E oggi sul banco degli imputati ci sono loro, i ca­mionisti. Domani, ne siamo certi, tro­veremo altri capri espiatori. Ma al vertice, si chiede la massaia, non paga mai nes­suno?
beppe.fossati@cronacaqui.it

 
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