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IL BORGHESE

Ancora morti e parole inutili

Leggi l'editoriale del direttore Beppe Fossati

Ancora morti e parole inutili

Ancora morti e parole inutili

L’elenco dei morti che si aggiorna di ora in ora è il tributo doloroso dell’ultimo disastro che ha investito la nostra fragile Italia, mandando a bagno un’intera regione come l’Emilia Romagna, già duramente provata dal terremoto di dieci anni fa. I video degli allagamenti apocalittici che ci ricordano il Polesine, ma anche il Piemonte negli anni ‘90, rimbalzano sui social e mostrano tutti i punti deboli di un Paese che, al di là delle parole e degli annunci non ha mai adottato una politica del suolo che tenesse conto dei cambiamenti climatici.

In realtà paghiamo la nostra politica delle lacrime facili quando incombe la siccità, limitandoci alle danze della pioggia, ma poco o nulla si fa  per arginare i fiumi, pulirne i letti da alberi caduti e detriti, creando canali, scolmatori e invasi capaci di contenere la violenza della natura. Sulla carta è tutto previsto, nella realtà da Ischia a Pescara, passando per Cesena e Faenza, anche il passato recente non ha insegnato nulla.

E noi, come sempre, siamo lì a chiederci il perché. Anche oggi quando l’Arpa, Agenzia regionale per l’ambiente, fa circolare un bollettino che ci riguarda, con un’ allerta gialla sulla provincia di Torino e di Cuneo con un rischio di precipitazioni piovose molto intense soprattutto sulle nostre montagne.

Vengono i brividi a pensare che tra qualche ora possa toccare a noi raccontare di frane, smottamenti e fiumi che esondano, soprattutto perché chi fa il cronista da tanti anni queste canzoni le ha sentite, ma non ha mai potuto mettere insieme le parole capaci di darci spiegazioni. E rassegnarci sempre a dipingere il clima come un gigante impazzito, ormai ci disgusta, come il disinteresse verso l’ambiente che ci circonda.

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