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La festa di San Giovanni

E se invece dei fuochi artificiali facessimo un grande concerto?

L'eterno problema dei botti: a Capodanno ci sono le multe, a San Giovanni li spara il Comune. Ma gli animali non si spaventano solo il 31 dicembre

E se invece dei fuochi artificiali facessimo un grande concerto?

La domanda di un nostro lettore mi ha in effetti fatto riflettere. Sapete, un po’ come quando ci si chiede dove vanno le anatre quando il laghetto ghiaccia, roba che manco i lettori del Giovane Holden sanno rispondere. Però farla, la domanda improponibile, onestamente, serve. Se non altro a riflettere, a sfuggire a quell’ottica del «si è sempre fatto così». La domanda è: perché a Capodanno si fanno - giustamente - le multe, o si dovrebbero fare, a chi esplode petardi o fuochi d’artificio, invece a San Giovanni i fuochi in cielo vanno bene? Non è che gli animali si spaventano solo a Capodanno.

La festa di San Giovanni, che peraltro è stata riportata in vita dal compianto Andrea Flamini-Gianduja oltre cinquant’anni fa, dunque per molto tempo non se ne sentiva la mancanza, è molto radicata nel cuore dei torinesi. Ma siamo sicuri che quei 300mila euro, comprensivi delle misure di sicurezza, persino radicali in apparenza ché ormai si vive con lo spettro di piazza San Carlo, non possano essere impiegati diversamente? Magari non per delle mestizie tipo i droni volanti di Appendino & C, per carità. Ma, volendo stare nella tradizione, perché non accendere dei falò lungo la collina, con un effetto scenografico molto pavesiano, e in piazza fare dei concerti - con nomi veri, di richiamo, non semiglorie locali o pensionati - non dico stile Hyde Park, ma almeno a livello di altre capitali europee? Perché la favola dei “botti silenziati” ce la raccontano da anni più o meno come quella della “mobilità sostenibile”. Poche storie: ammortizzati o meno, i botti fanno sempre rumore. Così come i bus diesel inquinano e puzzano anche se sono Euro 5. Ci pensiamo, sindaco?

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