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LA POLEMICA

Parlano i "prigionieri" di San Giovanni: «Noi, reclusi in casa»

Non tutti sono contenti dei fuochi d'artificio per la festa del patrono. Ecco perché

La gente in attesa dei fuochi ieri sera in piazza Vittorio

La gente in attesa dei fuochi ieri sera in piazza Vittorio

Barricati in casa senza poter uscire, in un centro città tutto blindato dalle forze dell’ordine quasi ci fosse stata la visita di un presidente straniero a Torino. L’altra faccia della medaglia di San Giovanni è questa. Se turisti e curiosi hanno ammirato i fuochi riempiendo i social con selfie e foto ricordo, i residenti del centro e in particolare dell’area attorno a piazza Vittorio hanno vissuto la festa del santo patrono da reclusi. E nel day-after dello spettacolo le polemiche non mancano: «Dovevo andare da mia madre fuori città - racconta Tatiana Frittelli, una residente - e non ci sono andata. Sono rimasta chiusa in casa con mia figlia tutto il pomeriggio». Prigioniera nel proprio alloggio, in pratica. «Mi chiedo - aggiunge Tatiana - perché si debba chiudere un’intera zona di Torino già dalle quattro del pomeriggio, se poi i fuochi sono alle 22.30. Però per la movida con le risse e gli schiamazzi notturni tutti questi controlli non li ho mai visti».

Vita dura anche per chi ha degli animali. Come Roberto e Carmen, marito e moglie, proprietari di Daisy e Dalì, due graziosi chihuahua: «Non andiamo più a vedere i fuochi di San Giovanni dal 2007, non ci interessa più come festa. Una volta era molto più attrattiva. E poi per gli animali è dura».

E i commercianti della piazza e delle vie limitrofe, come l’hanno presa? Molti hanno deciso di restare con la serranda abbassata. Beninteso, non c’era nessun obbligo di non lavorare, ma viste le restrizioni tra nastri, divieti e strade off-limits, perché tenere aperto? «Ho chiuso alle 14.30 anziché alle 19.30, cinque ore prima del previsto. Ed è stato un vero peccato, era sabato, il tempo era ottimo e avremmo avuto tanta gente a passeggio nella piazza. Gli affari li hanno fatti quelli di piazza Castello e via Garibaldi, non certo noi», sbuffa Monica Fornasiero, titolare di She Can Go, negozio di abbigliamento. Steve Talarico di Runway, invece, ha chiuso mezz’ora dopo di lei, alle 15. «Nessuno ci ha obbligato a chiudere, ma se non c’è gente non rimango aperto. Per carità, ben vengano gli eventi a Torino, ma bisognerebbe trovare un modo per farci lavorare tutti».

Insomma, tra residenti, negozianti della piazza, e animalisti, le proteste ci sono state. Un “film” che siamo tornati a vedere da quando i droni dell'era Appendino - pure quelli criticati, a dire il vero - hanno lasciato posto ai classici fuochi d’artificio. Non esattamente silenziosi, diciamo. Soprattutto però, chi vive e lavora in piazza Vittorio e via Po contesta una chiusura troppo anticipata della zona, visto che lo spettacolo è stato a sera tardi.

Il Comune, dal canto suo, prova a smorzare un po’ le polemiche e parla di «fuochi a moderato impatto acustico con una pressione sonora compatibile con l’ambiente circostante. Uno spettacolo anche attento all’ambiente, con residui non inquinanti».

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