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IL BORGHESE
13 Agosto 2023 - 06:30
Nonno Carmine, 77 anni ben portati, si aggira tra i banchi di via Nicola Porpora con il suo camiciotto a quadri e un sacchettino con un paio di ciabatte in più. Non comprerà altro, lui che campa con mille euro di pensione dopo una vita di fatiche alla Feroce. Perché ora che un chilo di insalata costa come quattro litri di benzina lui non può permettersi neanche la verdura di stagione. Non che digiuni, ci mancherebbe. E’ solo che ogni acquisto deve essere il più oculato possibile. E se le albicocche oggi costano troppo, domani le cercherà da un’altra parte, o ripiegherà sulle mele. Ma nonno Carmine è uno dei tanti. Gli anziani che si affacciano sui banchi per sbirciare i cartellini con i prezzi sono molti. E parecchi, dopo aver dato un’occhiata, tirano avanti. Con le sporte vuote o quasi. Comprando non più a peso, come facevano prima. Ma ordinando frutta e verdura a unità. Tre patate, due cipolle, tre zucchini, una mela. Oggi, gli acquisti, si fanno così. Senza più sprecare neanche le bucce, sempre più utilizzate anche dai grandi chef televisivi che ci insegnano l’arte culinaria del riciclo che fa tanto bene all’ambiente, ma per molti è diventata una necessità. Eppure, dicono gli economisti, l’inflazione dovrebbe essersi arrestata. Così come i prezzi - riferiscono dal Caat - dei prodotti quando arrivano ai mercati generali. I cartellini corretti a pennarello, però, sono sempre più salati. Segno che la speculazione, oramai, è diventata uno degli sport nazionali degli italiani. Che stanno tutti peggio di come stavano prima della pandemia e della guerra in Ucraina. E, quando possono, mettono in conto le proprie disgrazie agli altri. Agli ultimi, ai pensionati, alle famiglie che non riescono più a mettere insieme il pranzo con la cena. L’ultimo anello di una lunga catena di furberie che ogni giorno viene tirata più stretta. Senza pensare che prima o poi anche le catene più robuste si possono spezzare.
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